L' AUTONOMIA DELLA PAT E LE SUE ISTITUZIONI
L'AUTONOMIA DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
DOMANDE
- Definisci il concetto di autonomia in generale e, successivamente,
elenca i presupposti giuridici che hanno dato origine all'Autonomia della
Provincia Autonoma di Trento (PAT).
Risposta
Per autonomia regionale/provinciale si intende un contesto in cui
convivono persone che parlano lingue diverse e che esprimono culture e
tradizioni differenti (quelle che oggi vengono definite società plurali o
multietniche), caratterizzato dalla presenza di un autogoverno.
I presupposti giuridici che hanno portato all'Autonomia della PAT
possono essere così riepilogati:
●
l'Accordo internazionale di Parigi per
l'Autonomia (Accordo De Gasperi-Gruber): questo accordo, proposto e firmato
dagli Alleati durante la Seconda Conferenza di Pace di Parigi e ratificato come
allegato al Trattato di Pace il 5 settembre 1946, mirava a garantire ai
sudtirolesi diritti linguistici, culturali e autonomia politica. Proprio per
commemorare questo evento, ogni 5 settembre si celebra la Giornata
dell'Autonomia presso l'aula Depero a Trento. È importante sottolineare che
questo è un accordo internazionale, non semplicemente "nazionale";
●
la Costituzione italiana: l'articolo 116,
commi 1 e 2, della Costituzione prevede l’autonomia riconosciuta alle Regioni a
statuto speciale, tra cui il Trentino-Alto Adige e alle due province autonome e
speciale (TN-BZ);
●
il primo Statuto speciale per la Regione
Trentino-Alto Adige: Approvato dall'Assemblea Costituente il 20 febbraio 1948
con legge costituzionale, insieme agli statuti di Sicilia, Sardegna e Valle
d'Aosta, questo rappresentò il primo riconoscimento formale dell'autonomia
della Regione;
●
il secondo Statuto speciale: A seguito di
complesse vicende storiche e politiche, il Parlamento approvò un nuovo Statuto
il 10 novembre 1971, entrato in vigore il 20 gennaio 1972. Il 31 agosto 1972 fu
emanato il Testo Unico n. 670, contenente il testo coordinato del Secondo
Statuto, che ne diede piena attuazione. Questo secondo statuto ampliò
notevolmente le competenze delle Province autonome di Trento e Bolzano;
●
la "quietanza liberatoria"
austriaca (1992): Nel 1992, l'Austria dichiarò conclusa la vertenza
sull'applicazione dell'Accordo di Parigi, riconoscendo la piena attuazione del
Secondo Statuto e la sua efficacia nel garantire la tutela della minoranza di
lingua tedesca. Questa dichiarazione, spesso impropriamente definita
"liberatoria" (il termine più corretto sarebbe "dichiarazione di
conclusione della controversia"), segnò la fine formale della questione
altoatesina a livello internazionale.
●
le norme di attuazione: Nel corso
degli anni, sono state emanate numerose norme di attuazione che hanno
concretizzato e specificato le disposizioni del Secondo Statuto, attribuendo
dinamicità e concretezza all'Autonomia della PAT. Queste norme hanno
progressivamente trasferito competenze dallo Stato alle Province autonome,
definendo i dettagli del loro autogoverno.
2. Spiega le Vicende storiche e giuridiche (dalla seconda metà
degli anni '50 fino al Secondo Statuto).
Risposta
Nel 1957 si susseguirono una serie di eventi cruciali:
●
a febbraio l'Italia respinse il memorandum
proposto dall'Austria e la richiesta di costituire una commissione mista
(composta da diaciannove membri italiani e austriaci) per rivedere l'Accordo di Parigi;
●
a marzo, la Corte costituzionale italiana si
pronunciò sul contestato articolo 14 del Primo Statuto, che attribuiva ampi
poteri alla Regione a discapito delle due Province (secondo gli altoatesini,
ciò avrebbe impedito l'attuazione dell'accordo De Gasperi-Gruber), sentenziando a favore dell'Italia;
●
a maggio, la Südtiroler Volkspartei (SVP) rinnovò la sua dirigenza politica:
al posto dei membri moderati, subentrarono esponenti più intransigenti sulla
questione dell'Autonomia, con Silvius
Magnago alla guida;
●
la collaborazione tra la Democrazia Cristiana (DC) e la SVP si
interruppe nello stesso mese, con il ritiro dei
consiglieri della SVP dal Consiglio regionale;
●
a ottobre, il Ministro Togni assegnò a Bolzano 2 miliardi e mezzo di lire per la
costruzione di case popolari destinate agli operai provenienti dal resto
d'Italia, che si sarebbero insediati in città per favorire lo sviluppo
industriale. Per gli altoatesini, l'arrivo di nuovi flussi di popolazione italiana evocava una provocazione e
richiamava drammatici ricordi del ventennio fascista.
A causa di questa concatenazione di eventi, il 17 novembre 1957, circa 35.000 persone provenienti da tutto il
Tirolo si riunirono a Castel Firmiano,
vicino a Bolzano, per manifestare il loro malcontento e la determinazione a
lottare. In quell'occasione, Silvius
Magnago lanciò il motto "Los von Trient!" ("Via da
Trento!").
La crisi politica raggiunse il culmine nel 1959. La SVP presentò una
prima mozione di sfiducia contro il
Presidente della Regione, Odorizzi, senza successo, e ne propose una
seconda. Odorizzi rispose con
fermezza, decidendo di far entrare nella
giunta regionale due partiti apertamente italiani: il Movimento Sociale
Italiano (MSI) e il Partito Liberale
Italiano (PLI). In questo modo, la SVP si trovò in minoranza e
all'opposizione.
L'Austria si appellò
all'ONU, sostenendo che l'Italia ostacolasse
l'attuazione dell'Accordo di Parigi, e
propose un'azione politica (non ricorrendo alla Corte di Giustizia per una
interpretazione giuridica) per rivedere i confini del Brennero o giungere a un
nuovo accordo internazionale sulla presenza della minoranza austriaca in
territorio italiano.
Il 31 ottobre 1960 l'ONU
intervenne con una risoluzione all'unanimità che non accolse la richiesta
austriaca. I confini rimasero invariati e si diede
ragione all'Italia. La risoluzione si limitò a invitare Italia e Austria a
intraprendere negoziati per trovare una soluzione.
Per i sudtirolesi, che avevano sperato nell'autodeterminazione, fu una
grande delusione. Seguì un periodo di attentati terroristici. Nella "Notte dei fuochi" del 12 giugno
1961, furono collocati ordigni esplosivi su circa 60 tralicci dell'alta
tensione, 40 dei quali esplosero, causando panico e la morte di una persona,
Giovanni Postal. L'Italia rispose con una militarizzazione e l'imposizione del
coprifuoco in alcune zone sensibili.
A seguito delle proteste degli altoatesini e degli atti terroristici, si
decise di affiancare all'azione militare una cooperazione tra i servizi segreti
dei due Paesi. Le indagini portarono all'arresto
di 93 membri del Befreiungsausschuss Südtirol (BAS) e del Bergisel-Bund (BIB),
che furono processati per la "Notte dei fuochi".
Tuttavia, le azioni terroristiche non cessarono. Norbert Burger, esponente dell'estrema destra austriaca e
ricercatore presso l'Università di Innsbruck, riorganizzò l'attività terroristica, con l'obiettivo di colpire non
solo simboli, ma anche autorità statali e persone. Seguirono diverse stragi, tra cui quella di Cima Vallona (25 giugno
1967) e, la più eclatante, quella alla stazione di Trento (30 settembre 1967),
in cui morirono due carabinieri mentre cercavano di allontanare una bomba dalla
folla.
Per coloro i quali volessero approfondire su questa tematica si fornisce
il link del Ministero della cultura qui sotto:
Link di riferimento per ascoltare e vedere VIDEO per approfondire:
https://www.youtube.com/watch?v=MgGf1n4gKHE
https://www.youtube.com/watch?v=O4-G2SJheco
https://www.youtube.com/watch?v=61AAlvUVDig
La svolta politica si ebbe
nel 1965 con l'incontro informale
tra il cancelliere austriaco Josef Klaus
e il presidente del Consiglio italiano Aldo Moro, che portò a una soluzione politica. Klaus autorizzò Magnago a negoziare con Moro per
superare il Primo Statuto e giungere al Secondo
Statuto. Il Ministro degli Interni italiano istituì la Commissione dei 19
per riformare il Primo Statuto e redigere una relazione per l'emanazione del
Secondo Statuto.
Dopo anni di lavoro e mediazioni, si giunse al "Pacchetto", un accordo condiviso
dal mondo autonomista e approvato dalla SVP. Questo pacchetto, frutto di lunghe
riunioni tra autonomisti trentini, rappresentanti del governo italiano e
rappresentanti austriaci, conteneva 137
misure a tutela della popolazione sudtirolese e della componente di lingua
italiana.
L'accordo mirava a risolvere questioni cruciali come la parità linguistica, il riconoscimento
delle minoranze linguistiche storiche, l'uso della lingua nella pubblica
amministrazione, la proporzionale (la ripartizione degli impiegati pubblici
in base alla consistenza dei gruppi linguistici). La questione più complessa
riguardava la Regione: i sudtirolesi ne chiedevano la soppressione, mentre i
trentini ne sostenevano l'esistenza. Si giunse a una mediazione: la SVP accettò il mantenimento della
Regione a condizione che avesse un ruolo marginale rispetto al potere delle
due Province.
Da ciò nacque il Secondo
Statuto speciale e la definizione di un calendario operativo con 18 passaggi, approvati obbligatoriamente e bilateralmente da Italia e Austria, per
risolvere la vertenza relativa alla risoluzione dell'ONU. La maggior parte
delle riunioni tra le delegazioni si svolsero presso l'aula Depero in Piazza
Dante a Trento.
Il contenuto del Pacchetto fu approvato dal Parlamento il 10 novembre
1971 con legge costituzionale. Il 20 gennaio 1972 entrarono in vigore le norme
della legge costituzionale e il 31 agosto 1972 il Presidente della Repubblica
Giovanni Leone varò il testo unico n. 670, contenente il nuovo testo completo
del Secondo Statuto.
Tuttavia, il percorso dell'Autonomia non fu privo di problemi. Il gruppo
italiano a Bolzano si ritrovò in minoranza e si indebolì il ruolo dello Stato e
della Regione, rafforzando le competenze delle due Province, che spesso presero
strade diverse. Durante la presidenza di Kessler (1960-1974), la Provincia di
Trento approvò il primo piano urbanistico provinciale in Italia (1967) e furono
istituite le università (Sociologia negli anni '60, Scienze nel 1972, Economia
nel 1973, Giurisprudenza nel 1984 e Ingegneria nel 1985). Nel 1974 fu
inaugurata l'autostrada del Brennero, che collegò l'Italia all'Europa, con
benefici per il settore turistico, anche grazie a eventi sportivi come i
campionati mondiali di sci in Val Gardena nel 1970.
Link di riferimento per ascoltare e vedere VIDEO e approfondire:
https://www.youtube.com/watch?v=AChNObt9xrk
Inoltre, si consiglia di leggere le pagine 106-113 (libro: “Tirolo Alto
Adige Trentino. Uno sguardo storico”)
3. Come si è giunti alla "liberatoria" austriaca e come
le norme di attuazione hanno contribuito a dare concretezza e dinamicità
all'Autonomia della PAT?
Risposta
Nel 1992 l'Austria, con una dichiarazione formale indirizzata alle Nazioni Unite e al
Governo italiano, riconobbe che l'Italia
aveva sostanzialmente adempiuto agli obblighi derivanti dall'Accordo di Parigi
del 5 settembre 1946, relativo alla tutela della minoranza di lingua
tedesca in Alto Adige. Questa dichiarazione, spesso definita impropriamente
"quietanza liberatoria",
segnò la conclusione della controversia internazionale sull'attuazione
dell'Accordo.
Successivamente, attraverso l'emanazione di numerose norme di attuazione (il cui iter prevede la
predisposizione di una bozza da parte della Commissione dei Dodici, organo paritetico
composto da rappresentanti dello Stato e delle Province autonome, che viene poi
proposta al Governo italiano per l'emanazione dei relativi decreti
legislativi), è stato dato concreto seguito alle disposizioni del Secondo
Statuto di Autonomia, conferendo dinamicità e concretezza all'Autonomia della
Provincia Autonoma di Trento."
4.
Descrivi gli organi istituzionali della Provincia Autonoma di Trento
(PAT) e le loro rispettive funzioni, specificando la loro composizione e le
principali attribuzioni.
RISPOSTA
Gli organi istituzionali della Provincia
Autonoma di Trento, definiti dal suo Statuto speciale e dalle leggi
provinciali, sono i seguenti:
Consiglio
provinciale: È l'organo
legislativo della Provincia. Esercita la potestà legislativa nelle materie di
competenza provinciale, approvando leggi provinciali, bilanci, rendiconti e
altri atti fondamentali. Svolge inoltre funzioni di controllo politico
sull'operato della Giunta. È composto da 35 consiglieri provinciali, eletti
direttamente dai cittadini residenti nella provincia di Trento attraverso
elezioni provinciali. Il Consiglio elegge al suo interno il Presidente del
Consiglio, che ne dirige i lavori.
Giunta
provinciale: È l'organo
esecutivo della Provincia. Attua le leggi provinciali, amministra il patrimonio
e le risorse provinciali, predispone il bilancio e adotta i regolamenti di
esecuzione delle leggi provinciali. È composta dal Presidente della Provincia e
dagli assessori provinciali, nominati dal Presidente. Attualmente, la
Giunta è presieduta da Maurizio Fugatti e composta dagli assessori Francesca
Gerosa, Roberto Failoni, Mattia Gottardi, Simone Marchiori, Giulia Zanotelli e
Mario Tonina. È importante notare che la composizione della Giunta può variare
nel tempo a seguito di eventi politici.
Presidente
della Provincia: È il capo
dell'esecutivo provinciale e rappresenta legalmente la Provincia. Presiede la
Giunta provinciale e ne coordina l'attività. Promulga le leggi provinciali e
firma i regolamenti. Nomina e revoca gli assessori. Ha inoltre poteri di
impulso e indirizzo politico-amministrativo. Attualmente, il Presidente della
Provincia è Maurizio Fugatti.
5. Come viene eletto il Presidente del Consiglio
provinciale di Trento e qual è il suo ruolo all'interno dell'istituzione?
RISPOSTA
Il Presidente
del Consiglio provinciale di Trento è eletto dai membri del Consiglio
stesso, ovvero dai consiglieri provinciali, mediante votazione a scrutinio
segreto. Questa elezione avviene nella prima seduta del Consiglio dopo le
elezioni provinciali, oppure in caso di vacanza della carica.
Il ruolo del Presidente del Consiglio è
fondamentale per il corretto funzionamento dell'assemblea legislativa
provinciale. In particolare, il Presidente:
Dirige e
modera le sedute del Consiglio:
Assicura il rispetto del regolamento interno e l'ordinato svolgimento dei
lavori.
Garantisce
l'esercizio delle funzioni dei consiglieri: Tutela i diritti delle minoranze e assicura a tutti i consiglieri la
possibilità di esprimersi e di svolgere il proprio mandato.
Convoca le
sedute del Consiglio: Stabilisce
l'ordine del giorno e presiede le riunioni.
Cura i
rapporti con gli altri organi istituzionali: Rappresenta il Consiglio nei rapporti esterni.
Sovrintende all'attività degli uffici del
Consiglio: Assicura il supporto
amministrativo e organizzativo all'attività consiliare.
6.Qual è
la composizione della Giunta provinciale di Trento e chi ne nomina i
componenti?
RISPOSTA
La
Giunta provinciale di Trento è l'organo esecutivo della Provincia autonoma di
Trento. La sua composizione e il processo di nomina sono disciplinati dallo
Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol e dalle leggi provinciali.
La Giunta è composta da:
Presidente della Provincia: che ne
è il capo e la presiede.
Assessori provinciali: il cui
numero massimo è stabilito dalla legge provinciale (solitamente non più di sei,
ma con la possibilità di un settimo assessore "tecnico").
I
componenti della Giunta, ad eccezione del Presidente, sono nominati dal
Presidente della Provincia. La legge prevede che gli assessori siano scelti, di
norma, tra i consiglieri provinciali eletti. Tuttavia, il Presidente ha la
facoltà di nominare un assessore "tecnico", ovvero una persona
esterna al Consiglio provinciale, purché in possesso dei requisiti di
eleggibilità a consigliere provinciale. Questa figura, introdotta per apportare
specifiche competenze tecniche all'interno della Giunta, non può ricoprire la
carica di Vicepresidente.
Il
Presidente della Provincia, entro dieci giorni dalla proclamazione degli eletti
al Consiglio provinciale, nomina gli assessori e attribuisce a uno di essi le
funzioni di Vicepresidente.
In
sintesi:
Composizione:
Presidente della Provincia più Assessori (di norma consiglieri provinciali, con
la possibilità di un assessore "tecnico" esterno).
Nomina:
Gli Assessori sono nominati dal Presidente della Provincia.
Limiti:
Numero massimo di assessori stabilito dalla legge; un solo assessore
"tecnico" esterno al Consiglio; il Vicepresidente deve essere un
consigliere provinciale.
Termine per la nomina: Entro dieci giorni dalla
proclamazione degli eletti.eletti.
7. Qual è la composizione del Consiglio
regionale del Trentino-Alto Adige/Südtirol e dove si svolgono le sue sedute?
RISPOSTA
Il
Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige/Südtirol è l'organo legislativo
della Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol. La sua composizione e le
sedi delle sue riunioni sono definite dallo Statuto speciale di autonomia. Il
Consiglio regionale è composto da settanta membri, precisamente: Trentacinque
consiglieri provinciali eletti nella Provincia autonoma di Trento.Trentacinque
consiglieri provinciali eletti nella Provincia autonoma di Bolzano. Pertanto,
non si tratta di persone diverse dai consiglieri provinciali, ma degli stessi
consiglieri che, riuniti insieme, formano il Consiglio regionale.
Le sedute del Consiglio regionale si svolgono
alternativamente nelle due città capoluogo delle Province autonome: Per due
anni e mezzo a Trento. Per i successivi due anni e mezzo a Bolzano.Questa
alternanza delle sedi è una caratteristica peculiare del Consiglio regionale e
riflette la natura biculturale della Regione.
8.
In che modo la Provincia Autonoma di Trento (PAT) esercita la potestà
legislativa, con quali limiti e in quali ambiti di competenza?
RISPOSTA
La Provincia Autonoma di Trento esercita la
potestà legislativa nelle materie di propria competenza, definite dall'articolo
8 dello Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol. Tale potestà si
esplica attraverso l'emanazione di leggi provinciali, che hanno forza di legge
nel territorio provinciale.
L'esercizio della potestà legislativa della PAT
non è illimitato, ma è soggetto a diversi vincoli:
● Limiti
costituzionali: Le leggi
provinciali devono rispettare la Costituzione della Repubblica Italiana e i
principi fondamentali dell'ordinamento giuridico statale.
● Limiti
statutari: Le leggi provinciali
devono conformarsi allo Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol,
che definisce le competenze legislative della Provincia.
● Limiti
derivanti dagli obblighi internazionali e dal diritto dell'Unione Europea: La PAT, nell'esercizio della sua potestà
legislativa, deve rispettare gli obblighi internazionali assunti dallo Stato
italiano e il diritto dell'Unione Europea.
● Limiti
derivanti dalle leggi statali di riforma economico-sociale: In alcune materie di competenza concorrente tra
Stato e Province autonome, lo Stato può fissare principi fondamentali che
vincolano il legislatore provinciale.
Le materie di competenza legislativa della PAT,
come definite dall'articolo 8 dello Statuto speciale, sono numerose e
comprendono, a titolo esemplificativo:
● Ordinamento degli uffici provinciali e del
personale.
● Ordinamento degli enti locali (comuni e comunità
di valle).
● Urbanistica e lavori pubblici di interesse provinciale.
● Agricoltura, foreste e protezione della fauna.
● Turismo.
● Assistenza e beneficenza pubblica.
● Artigianato, industria e commercio.
● Viabilità e trasporti di interesse provinciale.
● Tutela dell'ambiente e del paesaggio.
● Cultura e istruzione (nei limiti delle
competenze statali).
È importante sottolineare che l'elenco fornito
non è esaustivo e che l'interpretazione delle competenze statutarie è soggetta
all'interpretazione della Corte Costituzionale in caso di conflitti di
competenza tra Stato e Provincia.
Video consigliati, ecco i link:
https://www.youtube.com/watch?v=A4NLvgI7bKQ
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