Appunti di Macroeconomia
Il consumo delle famiglie
La
tradizione keynesiana pone, nel breve periodo, che il Pil effettivo dipende
dalla domanda aggregata. Infatti, le imprese, prima di stabilire il loro
ammontare di produzione, analizzano attentamente l’andamento della domanda attesa.
Se quest’ultima cresce, anche gli imprenditori sono disposti ad aumentare il
loro volume di produzione e viceversa.
Per
semplificare l’analisi economica, immaginiamo che il modello economico esula dall’operatore
estero e il sistema economico opera in regime di economia chiusa. La formula
della domanda è la seguente: D = C+I+G.
Le
scelte degli imprenditori di aumentare sia la forza lavoro, sia il numero d’impianti/macchinari
dipende dall’incremento dei componenti della domanda.
A
questo punto, si deve capire da che cosa dipendono i componenti della domanda.
Dopo, è necessario individuare le cause delle scelte dei consumatori,
delle imprese e dello Stato. Tutto ciò, allo scopo di comprendere come si realizza,
in un anno, il reddito nazionale all’interno del sistema economico.
ANALISI DELL’OPERATORE FAMIGLIA
Partiamo
dal presupposto che ogni famiglia ha a disposizione un reddito disponibile (al
netto delle imposte). Proviamo a formulare delle domande.
Il
reddito disponibile com’è impiegato?
Una
gran parte è destinato al consumo e quello che rimane al risparmio.
Cosa
accade man mano che aumenta il reddito?
Aumenta
sia la domanda di beni di consumo, sia il risparmio.
In
economia si parla di propensione marginale al consumo (c) che cos’è? Come si
calcola?
La propensione al consumo è uno degli aspetti centrale dell’economia, può essere esaminata sia per la singola famiglia, sia per l’intera collettività ed è il rapporto fra l’incremento del consumo e l’incremento de reddito; c = incremento del consumo/incremento del reddito.
Calcolo propensione marginale al
consumo (c)
REDDITO |
CONSUMO |
RISPARMIO |
PROPENSIONE MARGINALE AL CONSUMO (c) |
PROPENSIONE MARGINALE AL RISPARMIO |
10.000 |
8000 |
2.000 |
- |
- |
20.000 |
14.000 |
6.000 |
0,6 |
0,4 |
30.000 |
20.000 |
10.000 |
0,6 |
0,4 |
40.000 |
26.000 |
14.000 |
0,6 |
0,4 |
propensione marginale al consumo (c)
Esempio
L’incremento
del consumo è dato da: 14.000-8.000= 6.000;
l’incremento
del reddito è dato da: 20.000-10.000 = 10.000;
la
propensione al consumo (c) = incremento del consumo/incremento del reddito
(6.000/10.000=0,6).
La
propensione al risparmio (s): 1- 0,6 = 0,4 oppure (4.000 : 10.000 = 0,4).
Possiamo
dire che 1 euro di incremento del reddito sarà destinato: 0,60 al consumo e 0,40
al risparmio. Si deduce che c <1 e 1= c+s.
È importante conoscere la propensione marginale al consumo nel nostro Paese, perché si può capire la tendenza che hanno gli italiani verso il consumo e il risparmio. Inoltre, si possono fare dei confronti con economie di altri Paesi.
È opportuno distinguere dal consumo il consumo di sussistenza o autonomo. Infatti, quest’ultimo non dipende dal reddito perché i soggetti economici, anche alla presenza di un reddito pari a zero, sono indotti ad acquistare beni di consumo per garantirsi la sopravvivenza. Come? Ciò avviene ricorrendo al risparmio negativo, ovvero indebitandosi o ricevendo sussidi/trasferimenti dello Stato.
Per comprendere la dinamica della funzione del consumo in macroeconomia, si propone il seguente grafico (sull'asse delle ordinate il reddito e sull'asse delle ascisse il consumo) che riprende i dati dalla precedente tabella:
Come possiamo notare, la pendenza della retta dipende dal valore della propensione marginale al consumo. Infatti, può aumentare o diminuire perché c < 1.
IL MECCANISMO DEL MOLTIPLICATORE
Il reddito nazionale è rappresentato da Y. Esso è dato dal consumo, C più gli investimenti, I.
FORMULA
Y= C+I
C dipende/ e funzione del Reddito, poiché poniamo che i consumi siano pari a una frazione costante del reddito e in matematica possiamo scrivere così che C = cY. c, costituisce la propensione al consumo (su 1 euro di reddito la famiglia è disposta a spendere 0,80 -centesimi-. I restanti 0,20 – centesimi-, intende risparmiarli).
Sostituendo avremo: Y = cY+I. Risolvendo l’equazione, spostiamo cY al primo membro cambiandolo di segno con il segno negativo, avremo Y- cY= I; mettendo in evidenza y avremo: Y( 1- c)= I
Dividendo il primo membro e il secondo membro dell’equazione tutto per ( 1- c) otteniamo
Breve accenno dell’evolversi della funzione dell’operatore Stato in ambito economico
Con l’avvento della crisi economica del 1929, la legge di Say (la legge degli sbocchi) e il pensiero neoclassico, fino allora dominante, vengono messi in discussione. Così, si apre un nuovo periodo per la Macroeconomia, grazie alla pubblicazione della Teoria generale di Keynes. Infatti, la politica keynesiana trova il suo fondamento nel sostegno alla domanda, attraverso la spesa pubblica per uscire da una lunga e devastante crisi e agire per raggiungere la posizione di equilibrio del reddito nazionale. Dato che, le libere forze del mercato non riuscivano, da sole, a ripristinare l’equilibrio del sistema economico e il raggiungimento della piena occupazione. Infatti, si era dinanzi a milioni di disoccupati, a magazzini piene di merce e un numero impressionante di imprese, di qualunque comparto, costrette a chiudere o già erano fallite.
In periodi economici in cui l’economia si trova in una situazione avversa di sottoccupazione, ovvero il reddito effettivo è inferiore al reddito potenziale, è necessario far aumentare il reddito nazionale agendo con il concetto del moltiplicatore sopra esaminato, ovvero:
- aumentare la propensione al consumo (c);
- accrescere il livello degli investimenti privati (I);
- incrementare la spesa pubblica, G (spese correnti, per far funzionare meglio la Pubblica amministrazione: istruzione, più insegnanti… Sanità, più infermieri e dottori…; spesa in conto capitale, investimenti pubblici dello Stato, opere pubbliche come: il ponte sullo Stretto tra Messina e Reggio Calabria, il tunnel del Brennero, la TAV, Torino – Lione…Ospedali, edifici scolastici, Aeroporti, interporti, porti, infrastrutture per la digitalizzazione e per la banda larga 5G.
Secondo la teoria keynesiana, quando i consumi e gli investimenti privati si trovano in un livello inferiore a quello richiesto deve intervenire lo Stato a creare un ammontare di spesa pubblica che sia sufficiente per assicurare la piena occupazione e accostare il più possibile il reddito effettivo verso il reddito potenziale.
È giusto precisare che lo Stato, tra la seconda metà del settecento e fino alla grande crisi del 1929, non interveniva in economia. Era in uso la finanza neutrale, dove il bilancio dello Stato anno dopo anno doveva essere chiuso in pareggio e non c’era la possibilità del disavanzo. Non dimentichiamo che tutti accettavano la legge di Say o legge degli sbocchi, in cui si affermava che l’offerta trova sempre la sua corrispettiva domanda e il mercato, con i propri meccanismi, della domanda e dell’offerta, si autoregolava. A sostenere tutto ciò, oltre ai Classici, si accostarono pure i Neoclassici. Tuttavia, questi ultimi si differenziavano rispetto ai primi in merito all’analisi economica nella maniera di come costruire il modello economico. Infatti, i neoclassici si avvalgono dell’individualismo metodologico, il filone individualistico, ovvero pongono l’individuo al centro dei fenomeni economici e ripudiando il concetto che la società è suddivisa in classi sociale. Invece, i classici concepivano la società suddivisa in categorie sociali e l’analisi economica si doveva eseguire all’interno della classe sociale e da li formulare il modello macroeconomico. Invece, i neoclassici analizzano il singolo operatore razionale, consumatore… E da lì sviluppano e formulano la teoria economica.
Dal 1929 al 1932 fu messa in atto la teoria della finanza congiunturale (il bilancio, in base all’andamento del ciclo economico, poteva essere chiuso in disavanzo nei periodi recessivi, ma alla fine del ciclo economico doveva essere riportato in pareggio).
Con l’avvento della teoria keynesiana si passa alla finanza funzionale dove anche per più anni, il bilancio dello Stato poteva essere chiuso in disavanzo, fino a giungere alla finanza attuale.
Per capirci, lo Stato non riesce a reperire le risorse finanziarie necessari per dar luogo alla spesa pubblica e agli investimenti pubblici solo dalle entrate tributarie e dalla gestione del suo patrimonio. Allora, può ricorrere, entro certi limiti, al debito pubblico, indebitandosi tramite l’emissione di titoli pubblici (BOT, CCT e BTP), identicamente come fa qualunque impresa che vuole ampliarsi nel mercato e rimanere nel sistema economico.
Inoltre, oggi C’è anche il sostegno dell’Unione europea, attraverso varie tipologie d’intervento (Recovery Plan: 209 miliardi per i quali 82 di sovvenzione a fondo perduto per la ricostruzione dovuto alla pandemia e altre misure non di poco conto che andranno a incidere in maniera seria nella spesa pubblica, grazie all’UE!
Tuttavia, bisogna avere dei progetti validi di spesa pubblica e che collimano con le linee guida stabilite dell’UE. È un’occasione storica per le finanze pubbliche del nostro Paese. Infatti, nessun piano di risorse finanziarie è stato così abbondante dal dopoguerra a oggi.
L’auspicio è che non siano usati per soddisfare e conquistare fette di elettorato, ma per risollevare il Paese e dare futuro e opportunità, soprattutto ai giovani che saranno principalmente loro a pagare i finanziamenti presi in prestito).
Tutto ciò permette di incrementare la spesa pubblica e agire sulla domanda aggregata e con il procedimento del moltiplicatore si può tentare di accrescere il reddito nazionale per avvicinarlo al reddito potenziale e accostare il sistema economico verso la piena occupazione.
Gli obiettivi principali sono:
- ridurre il tasso di disoccupazione;
- incrementare la crescita del Pil.
In conclusione, i policy maker (l’azione governativa e le autorità monetarie, BCE e Banca d’Italia), oltre ad assicurare crescita e occupazione, hanno tre grossi compiti da assolvere:
- far crescere la produttività;
- contenere le disuguaglianze reddituali e porre un rimedio alle forti disparità di richezza;
- ridurre il debito pubblico su soglie di accettabilità (problemi simili sia negli USA sia nell’area Euro).
L’EQUILIBRIO DEL REDDITO NAZIONALE
In questa parte è importante capire come nel modello reddito/spesa si riesce a trovare un punto di equilibrio. Oppure, si può verificare un eccesso di domanda sull’offerta generando un vuoto inflazionistico che porta il sistema economico verso la spinta dell’aumento dei prezzi, inflazione; al contrario può scaturire che l’offerta risulta superiore alla domanda, di conseguenza si crea un vuoto deflazionistico provocando, all’interno del sistema, un calo dei prezzi, deflazione. Per dimostrare tutto ciò, è richiesta una rappresentazione grafica.
Sull’asse delle ascisse si riporta il reddito nazionale o l’offerta globale di beni e servizi. Sull’asse dell’ordinate la spesa o domanda aggregata (in quest’ultimo caso mettiamo insieme, il consumo privato, ovvero la spesa per l’acquisto di beni e servizi delle famiglie per il soddisfacimento dei loro bisogni e la spesa pubblica, cioè l’acquisto di materiale di consumo per il mantenimento e il funzionamento della Pubblica amministrazione e le retribuzione dei dipendenti pubblici (consumi pubblici). Inoltre, sommiamo la spessa per gli investimenti delle imprese.
Per trovare e congiungere tutti i punti in cui si uguagliano il reddito e la spesa e generano soltanto lì, punti di equilibrio (uguaglianza tra offerta globale e domanda aggregata), è opportuno tracciare la retta bisettrice che parte dall’origine degli assi con inclinazione di 45° gradi e taglia in due parti uguali il quadrante degli assi
Altra ipotesi, che si può verificare all’interno del sistema economico, è che l’offerta globale sia superiore alla domanda aggregata. Attraverso, una rappresentazione grafica individuiamo le dinamiche e il vuoto inflazionistico che si viene a creare all’interno del sistema.
Al contrario di prima, si può verificare il caso opposto. Ovvero che la domanda aggregata sia superiore all’offerta globale. Analizziamo le dinamiche e il vuoto inflazionistico che si viene a creare all’interno del sistema.
IL MODELLO IS – LM
In Macroeconomia una grande rilevanza viene attribuita al modello IS-LM. Quest'ultimo viene utilizzato per mettere in atto appropriate forme di politiche economiche sia da parte dell’azione governativa, sia dalle Banche centrali dei vari Paesi. In modo da influire sulla domanda globale e regolare il ciclo economico, accostando il reddito effettivo al reddito potenziale. È opportuno porre dei quesiti e poi dare delle risposte in merito all’analisi dei vari parametri che provocano delle variazioni in aumento e in diminuzione del reddito nazionale.
L’azione governativa esercitando la politica economica (politica fiscale e monetaria espansiva, 1° caso dei quattro casi, fa variare l’equilibrio) provoca uno spostamento della curva IS verso l’alto e a destra; invece, la curva LM si sposta verso il basso. Di conseguenza, mutano i punti di equilibrio.
- Che cosa accade se aumenta o diminuisce la propensione al consumo?
- Quale curva si sposta e verso dove?
- Che cosa determina una variazione in diminuzione o in aumento dell’aliquota delle imposte?
- L’incremento o la diminuzione della propensione all’importazione cosa genera?
- Cosa si verifica al variare degli elementi autonomi della domanda, (consumo autonomo o di sussistenza, spesa pubblica, esportazioni e investimenti)?
- Se aumenta o di minuisce la propensione alla liquidità cosa accade? Quale curva subisce delle trasposizioni e verso dove?
- Che cosa può accadere se aumenta o diminuisce la quantità di moneta?
Riepilogando si cerca di dare delle risposte ai quesiti:
bisogna distinguere quali di questi parametri produce degli effetti nel mercato dei beni e nel mercato della moneta e quando sono espansivi, che segno riportano nei confronti del reddito e le trasposizioni delle due curve (IS-LM).
Sono effetti espansivi, e provocano un aumento del reddito e quindi una trasposizione della curva IS verso l’alto e a destra (mercato reale dei beni), ogni volta che si ha:
- un aumento della propensione al consumo;
- un calo dell’aliquota delle imposte;
- una diminuzione della propensione alle importazioni;
- un aumento degli investimenti;
- un aumento del consumo autonomo;
- un aumento della spesa pubblica;
- l’aumento della propensione alle esportazioni.
Sono effetti espansivi, e provocano un aumento del reddito e quindi una trasposizione della curva LM verso il basso e a destra (mercato della moneta), ogni volta che si ha:
- una diminuzione della propensione alla liquidità;
- un aumento di moneta nel sistema economico (come noto, ormai, tutte le banche centrali partono con la riduzione del tasso d’interesse e poi realizzano l’equilibrio, aumentano l’offerta di moneta fino al raggiungimento del nuovo equilibrio e al nuovo livello del tasso d’interesse).
È intuibile che gli effetti restrittivi sono il contrario di quelli espansivi e non serve ripeterli.
Come si può notare, nel mercato dei beni le variazioni che subiscono il reddito e il tasso d’interesse si muovono sulla medesima direzione (se cresce il reddito, cresce il taso d’interesse), invece nel mercato della moneta avviene il contrario, se diminuisce il tasso d’interesse, aumenta il reddito, quindi le variazioni apportate nel mercato della moneta sono opposte (interesse-reddito).
Il problema di questo modello, semplice ma efficace e tuttora utilizzato, è che l’economia non interagisce istantaneamente come appare dal modello. Tuttavia, è richiesto un periodo per l’aggiustamento nel mercato dei beni (nella produzione).
Infatti, partendo dai consumatori, questi richiedono tempo per adeguare i loro consumi al variare dell’incremento del reddito disponibile; ha seguito l’incremento delle vendite e la diminuzione del tasso d’interesse, le imprese non subito aumentano la produzione (presenza di scorte di magazzino) e i loro investimenti. È complesso spiegare e dimostrare quanto tempo risulta richiesto per l’aggiustamento. Tuttavia, si può ricorrere ai dati del passato che si riferiscono all’area dell’Eurozona e agli USA. Attraverso l’econometria sviluppare e dimostrare i dati in rappresentazioni grafiche e pressappoco individuare e stimare i trimestri necessari per l’aggiustamento e verificare l’entità degli effetti apportati dalla politica fiscale o dalla politica monetaria o del mix politica economica (azione governativa e banca centrale).
In conclusione, come già annunciato, i policy maker, oltre ad assicurare crescita e occupazione, hanno tre grossi compiti da assolvere:
- far crescere la produttività;
- contenere le disuguaglianze;
- ridurre il debito pubblico su soglie di accettabilità (problemi simili sia negli USA sia nell’area Euro).
Per affrontare queste problematiche devono esercitare, oculatamente e nel rispetto della teoria economica, e non per accontentare l’elettorato, un mix di politica economica.
Cosa s’intende per mix di politica economica?
Uso congiunto di politica fiscale o di bilancio e monetaria. Ci sono quattro possibilità che l’azione governativa e la Banca centrale hanno a disposizione, con riferimento all’andamento del ciclo economico del Paese:
- politica monetaria e politica fiscale entrambe espansive (consigliabile in una fase recessiva del ciclo economico) la curva LM si sposta verso il basso, mentre la curva IS si sposta verso l’alto a destra;
- politica monetaria e politica fiscale entrambe restrittive (da esercitare durante la fase espansiva del ciclo economico, di cui sono presenti rischi del fenomeno inflattivo) la curva LM si sposta in alto, invece la curva IS si sposta verso il basso a sinistra;
- la politica monetaria risulta espansiva, mentre quella fiscale è restrittiva (è conveniente in una fase espansiva del ciclo economico e lo scopo è il consolidamento fiscale, per ridurre il disavanzo di bilancio, taglio della spesa pubblica e/o aumento del prelievo fiscale, tuttavia grazie alla politica monetaria espansiva il reddito non scende, gli investimenti potrebbero aumentare e i consumi e il risparmio non subirebbero un calo) la curva LM si sposta in basso, mentre la curva IS si sposta in basso a sinistra;
- la politica monetaria è restrittiva, mentre quella fiscale è espansiva (è consigliabile in una fase espansiva del ciclo economico e alla presenza del fenomeno inflattivo, ne risentiranno gli investimenti, perché aumenta probabilmente il tasso d’interesse e presumibilmente non ci sarà un calo del reddito e nemmeno dei consumi e del risparmio) la curva LM si sposta verso l’alto, invece la curva IS si sposta in alto a destra.
Per comprendere esattamente il funzionamento del modello IS-LM è opportuno svolgere degli esercizi pratici.
Attenzione! La curva LM sarà rappresentata da una retta orizzontale tracciata in corrispondenza del tasso d’interesse obiettivo che si prefigge la Banca centrale e che fa di tutto per mantenerlo. Ormai, il ragionamento odierno di tutte le Banche centrali consiste nel fissare un tasso d’interesse obiettivo e poi raggiungerlo e non al contrario.
ESERCIZI SUI MERCATI DEI BENI E I MECATI FINNIARI (IL MODELLO IS-LM)
(1° TRACCCIA)
Posto che il mercato dei beni sia costituito dai seguenti dati:
Y= C + I +G: C =1.800 + 0,7 Yd; I = 1.000 – 180i + 0,1Y; T = 400; G = 600.
Y= C + I +G (identità tra offerta e domanda)
di cui C =1.800 + 0,7 Yd (0,7 corrisponde alla propensione al consumo (c), invece Yd rappresenta il reddito disponibile;
Yd = Y – T (Y è il reddito - T sta a significare tributi) da questa sottrazione si ottiene il reddito disponibile;
I = 1.000 – 180i + 0,1Y. I rappresenta gli investimenti che sono dati da: 1000 autonomi che non dipendano da niente, solo dalle scelte imprenditoriali; - 180i questi sono influenzati dal tasso di interesse; +0,1 Y dipendono dal reddito complessivo;
T = 400; l’ammontare di tributi ottenuti dai contribuenti (gettito fiscale in un anno)
G = 600 (ammontare di spesa pubblica che è disposta l’azione governativa a compiere)
- Procedete al calcolo del livello della produzione che assicura l’equilibrio sul mercato dei beni con i seguenti tassi d’interesse: 3 %, 5% e 6%, dopo spiegate che cos’è la curva che contiene queste tre combinazioni di Y e i e che inclinazione ha;
- spiegate come variano gli elementi della domanda (Consumo, Risparmio e Investimento) in seguito a questi incrementi del tasso d’interesse;
- calcolate il livello di produzione che assicura l’equilibrio sul mercato dei beni quando il tasso d’interesse permane al 7%. Inoltre, calcolate il nuovo livello della produzione quando G aumenta di 100 (da 600 a 700). Qual è il valore del moltiplicatore?
SOLUZIONE
- Y = 1.800 + 0,7(Y – 400) + 1.000 – 180i + 01Y + 600;
Y = 1.800 + 0,7Y – 280 + 1.000 – 180i + 01Y + 600;
Y = 3.120 + 0,7Y – 180i + 01Y;
Y = 3.120 + 0,8Y – 180i; si sposta dall’altro membro, cambiandolo di segno, +0.8Y
Y - 0,8Y = 3.120– 180i; si raccoglie a fattori comuni, mettendo in evidenza la Y
Y(1 - 0,8) = 3.120 – 180i;
Y(0,2) = 3.120 – 180i; si dividono entrambi i membri per 0,2
Y = 15.600 – 900i si sostituiscono a i : 3 %, 5%, 6%
Y = 15.600 – 900x3;
Y = 15.600 – 2.700;
Y = 12.900 l’ammontare di beni e servizi /offerta globale o reddito nazionale che si ottiene con il tasso di interesse al (3%);
Y = 15.600 – 900x5;
Y = 15.600 – 4.500:
Y = 11.100 l’ammontare di beni e servizi/ offerta globale o reddito nazionale che si ottiene con il tasso di interesse al (5%) è ovviamente minore rispetto a prima
Y = 15.600 – 900x6;
Y = 15.600 – 5.400
Y = 10.200 l’ammontare di beni e servizi/ offerta globale o reddito nazionale che si ottiene con il tasso di interesse al (6%) si riduce ulteriormente.
La curva che si ottiene, man mano che aumenta il tasso d’interesse, è la curva IS e ha inclinazione negativa (aumenta il tasso d’interesse e diminuisce il reddito nazionale Y o la produzione);
2. ogni volta che aumenta il tasso d’interesse, le imprese riducono il volume degli investimenti, di conseguenza diminuisce la domanda e la produzione. Gli operatori (le famiglie riducono i loro consumi e anche i risparmi);
3. come dal punto a, la produzione o reddito (Y) ammonta a Y = 15.600 – 900 (7%); 15.600 – 6.300 = 9.300 (reddito di equilibrio prima dell’aumento della spesa pubblica). Ora, posto che G aumenta di 100, si verifica che il reddito aumenta di 500 (come dal meccanismo del moltiplicatore). Si può così dimostrare:
Y = 3.220 + 0,8 Y – 180i;
Y = 3.220 + 0,8Y – 180i; si sposta dall’altro membro, cambiandolo di segno, +0.8Y
Y – 0,8y = 3.220 -180i; si raccoglie a fattori comuni, mettendo in evidenza la Y
Y (1-08) = 3.220 -180i;
Y 0,2 = 3.220 -180i; dividendo entrambi i membri per 0,2
Y = 16.100 - 900i; si sostituisce la i con il tasso d’interesse del 7%
Y = 16.100 - 900(7); Y = 16.100 – 6.300; Y = 9.800 è il nuovo reddito di equilibrio, dopo l’aumento della spesa pubblica di 100.
9.800 – 9.300 = 500 (come risulta dimostrato dall’esercizio, con 100 di spesa pubblica, attraverso il meccanismo del moltiplicatore, si riesce a far aumentare il reddito di 500). Il moltiplicatore si ottiene dal rapporto 500 (incremento del reddito Y) diviso 100 (aumento della spesa pubblica) = 5 che significa che per ogni spesa pubblica di 1 euro si ottiene 5 euro di reddito (tutto ciò fino a quando il reddito effettivo è inferiore al reddito potenziale).
Questo perché?
In quanto, la propensione al consumo è 0,7 e la propensione agli investimenti è 0,1 e la somma di questi due ci da 0,8; il moltiplicatore è dato da 1/(1-c) ; 1/(1-0,8) ; 1/(0,2) = 5
SI prenda in esame un Sistema economico illustrato dal modello IS-LM.
2° TRACCCIA
Si ponga che l’azione governativa si orienta verso una politica di bilancio di tipo espansiva attraverso un aumento della spesa pubblica.
- Verso quale direzione si spostano le due curve IS-LM? Si dia luogo a una rappresentazione grafica prima e dopo la manovra di bilancio;
- che cambiamenti assumono sia Y e i? Spiegate il loro significato economico;
- come variano il consumo, il risparmio e gli investimenti.
- La politica di bilancio di tipo espansiva, esercitata dall’azione governativa, provoca una trasposizione della curva IS a destra e verso l’alto, assicurando un livello di equilibrio del reddito maggiore, rispetto a prima della manovra. Inoltre, il grafico dimostra che i movimenti avvengono lungo la curva LM e quest’ultima non si muove perché l’autorità monetaria (la BCE) mantiene stabile il tasso di interesse i1;
- Come risulta evidente dal grafico, dopo la manovra di bilancio espansiva (aumento della spesa pubblica), il reddito aumenta, da Y1 a Y2. Invece, il tasso d’interesse non varia, perché? Se aumenta la G fa crescere la domanda e le imprese incrementano la produzione, ma, gli operatori economici aumentano la domanda di moneta (grazie all’incremento del reddito), di conseguenza il tasso d’interesse dovrebbe aumentare. Ciò non accade se la Banca centrale fissa come obiettivo il tasso d’interesse i1. Per mantenere quest’ultimo invariato, essa deve aumentare l’offerta di moneta per mantenerlo fisso. Quindi, ci sarà uno spostamento lungo la curva della LM e una trasposizione verso l’alto e a destra della curva IS. Il nuovo equilibrio A2 riporterà in equilibrio sia il mercato dei beni sia il mercato finanziario;
- l’incremento del reddito porta con sé l’aumento di consumo e del risparmio; gli investimenti delle imprese si accrescono, nonostante il tasso d’interesse non sia mutato, perché è aumentato il reddito e di conseguenza le vendite che inducono le imprese a fare nuovi investimenti.
SI prenda in esame un Sistema economico illustrato dal modello IS-LM.
3° TRACCCIA
Supponiamo che nel Sistema economico assistiamo a una accelerazione dell’economia e con essa si è messo in moto l’inflazione. La Banca centrale decide una politica monetaria restrittiva e procede all’aumento del tasso d’interesse passando da i a i1
- Verso quale direzione si sposta la curva LM? Si dia luogo a una rappresentazione grafica prima e dopo la manovra monetaria;
- che cambiamenti assumono sia Y e i ?
- come variano il consumo, il risparmio e gli investimenti?
- Il grafico dimostra che i movimenti avvengono lungo la curva IS e quest’ultima non si muove, mentre la curva LM si sposta verso l’alto da i a i1 a seguito la politica monetaria restrittiva (la Banca centrale stampa meno moneta o attraverso operazioni di mercato aperto, vende titoli in portafoglio fino al raggiungimento del tasso obiettivo i1);
- il grafico segnala la diminuzione del reddito, da Y a Y1, mentre il tasso d’interesse è aumentato. Tutto ciò porta verso un calo degli investimenti, dovuto al prezzo del denaro più caro, che porta a un calo della domanda e di conseguenza a un calo della produzione da parte delle imprese;
- a sua volta, il calo del reddito provoca una diminuzione sia dei consumi, sia dei risparmi;
- in conclusione il volume degli investimenti delle imprese diminuisce per il calo del reddito e l’aumento del tasso d’interesse. si può dedurre che all’aumentare del tasso d’interesse, lasciando invariata la spesa pubblica e posto che anche gli altri componenti non variano, diminuisce il reddito ed entrambi agiscono in maniera opposta (aumenta il tasso d’interesse diminuisce il reddito nazionale. Tuttavia, il tasso inflattivo tende a decrescere).
INTERVENTO DELLO STATO IN ECONOMIA
STORIA DEL BILANCIO DELLO STATO (FACOLTATIVO)
Quale fu la vicenda storica che portò alla separazione del patrimonio del sovrano da quello dello Stato?
Dall’Impero romano fino all’emanazione della Magna carta, il Bilancio dello Stato coincideva con quello personale del sovrano. Con l’avvento del re Giovanni senza terra, 1215, si stabilì che il re poteva riscuotere le imposte solo se approvate dal parlamento. Quindi, entra in scena la rappresentanza (votavano chi apparteneva alla nobiltà e al clero) e, così, si pose un limite al potere assoluto che prima esercitava il monarca.
In quale periodo si affermò il diritto al bilancio?
Un’altra data importante che cambiò la storia del bilancio, definitivamente, fu la rivoluzione americana, avvenuta nel 1775. La famosa lotta tra i coloni e la madre patria. Come noto, l’Inghilterra imponeva ai coloni i tributi per sostenere le spese della Corte. I coloni si ribellarono rifiutandosi di pagare i tributi all’Inghilterra e scoppiò la guerra d’indipendenza. Così, si affermò un principio generale nella finanza pubblica dei paesi democratici: nessuna tassazione senza rappresentanza (no taxation without representation). Dato che la spesa pubblica era divenuta imprescindibile, si decise che solo il parlamento, eletto dal popolo, poteva stabilire e approvare le imposte attraverso la legge. Il potere esecutivo, autorizzato dal parlamento con legge, poteva riscuotere le imposte.
E in Europa?
In Europa con la caduta delle monarchie assolute, si assistette al passaggio verso lo Stato moderno. Infatti, Montesquieu idealizzò la separazione dei poteri dello Stato. In quel periodo storico, la prima forma di Stato che si affermò, in Europa, fu quella liberale. Lo Stato, tra la seconda metà del settecento e fino alla grande crisi del 1929, non interveniva in economia. Era in uso la finanza neutrale, dove il bilancio dello Stato anno dopo anno doveva essere chiuso in pareggio.
Non dimentichiamo che tutti accettavano la legge di Say o legge degli sbocchi, in cui si affermava che l’offerta trova sempre la sua domanda e il mercato, con i propri meccanismi, della domanda e dell’offerta, si autoregolava. A sostenere tutto ciò, oltre ai Classici, si accostarono pure i neoclassici. Tuttavia, questi ultimi si differenziavano rispetto ai primi in merito all’analisi economica nel modo come costruire il modello economico (filone individualistico).
Dal 1929 al 1932 fu messa in atto la teoria della finanza congiunturale (il bilancio, in base all’andamento del ciclo economico, poteva essere chiuso in disavanzo nei periodi recessivi, ma alla fine del ciclo economico doveva essere riportato in pareggio). Con l’avvento della teoria keynesiana si passa alla finanza funzionale dove anche per più anni, il bilancio poteva essere chiuso in disavanzo, fino a giungere alla finanza attuale.
ASPETTI GENERALI SUL BILANCIO (FACOLTATIVO)
Come si può definire il bilancio dello Stato?
Il Bilancio dello Stato è un documento contabile in cui sono contenuti, secondo criteri prestabiliti dalla legge, le entrate e le spese rivolte all’attività finanziaria dello Stato, entro un intervallo stabilito, chiamato anno finanziario.
Perché il Bilancio dello stato, in economia, assolve un ruolo importante?
La presenza del bilancio dello Stato è importante in un’economia di un Paese per vari aspetti: stabilisce in che misura avviene l’intervento pubblico in economia; indica l’entità di servizi pubblici concessi alla collettività; precisa il riparto del carico tributario, tra imposte dirette e indirette, che grava sui vari gruppi sociali.
Quali sono le principali funzioni del Bilancio dello Stato?
L’aspetto centrale è il diritto al bilancio. L’elettorato attivo vota ed elegge i propri rappresentanti. Solo questi ultimi devono approvare il bilancio ed esplicare il controllo sul governo. Quest’ultimo, autorizzato con legge dal parlamento, è tenuto a dare attuazione, attraverso i decreti, alle spese e alle entrate contenute nelle poste del bilancio. Quest’ultimo approvato con legge parlamentare.
L’altra funzione è quella politica. In questo caso dipende dalla forza politica che governa e che stabilisce l’indirizzo politico su come orientare la spesa pubblica e le entrate pubbliche. Alla maggioranza governativa tocca compiere determinate scelte che sostengono politiche incentivanti su gruppi sociali e categorie economiche.
Il bilancio dello Stato ha una funzione giuridica contabile. Infatti è un documento contabile che espone in maniera ordinata e con metodologie tutte le entrate e le spese pubbliche. Tuttavia, le entrate e le spese devono essere approvate con legge. Di conseguenza, in quest’ultima parte assume una natura giuridica. Altre funzione sono: la funzione di controllo finanziario e la funzione di controllo operativo.
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LA POLITICA ECONOMICA (DA STUDIARE CON ATTENZIONE)
Che cos’è la politica economica?
Questa disciplina è una parte dell’economia pubblica, si può interpretare come l’intervento pubblico in economia.
Quali sono le ragioni che giustificano l’intervento pubblico nel sistema economico?
Riguardano i seguenti casi:
a) assicurare il funzionamento del mercato (i pubblici poteri devono stabilire la proprietà, garantire il rispetto dei contratti, assicurare l’ordine pubblico, la giustizia, le infrastrutture e svolgere l’attività legislativa per regolare al meglio le relazioni che intercorrono tra gli operatori economici, esempio: contratto di lavoro tra impresa-Stato-famiglia; tributi: Stato-famiglia-impresa);
b) far fronte ai fallimenti del mercato per cause della presenza di: concentrazione dell’offerta, beni pubblici, esternalità e asimmetrie informative;
c) attenuare le altalenanti fasi dell’andamento del ciclo economico, dovute principalmente alle fluttuazioni della domanda globale, allo scopo di accrescere il reddito nazionale, diminuire la disoccupazione e stabilizzare i prezzi (politica economica: monetaria e di bilancio);
d) redistribuire le risorse, siccome la Collettività ritiene ingiusta l’allocazione efficiente raggiunta dal mercato, si cerca di riportare a maggiore equità e giustizia la distribuzione del reddito, allo scopo di diminuire la forte sperequazione dei redditi e attenuare la disuguaglianza, presente all’interno della società;
e) intervento nei settori chiavi dell’Economia, attraverso imprese pubbliche.
Quali sono gli ambiti della politica economica?
Quattro sono gli ambiti in cui si estende la politica economica.
La politica monetaria
Nell’area euro è esercitata, in regime di monopolio, dalla BCE, quest’ultima decide se eseguire politiche monetarie espansive o restrittive e quindi aumentare o diminuire l’offerta di moneta.
La politica di bilancio
È esercitata dalle autorità governative di ciascun Paese dell’UE. Tuttavia, nel rispetto delle regole imposte dal Trattato e sotto la sorveglianza della Governance europea (il semestre europeo). La politica di bilancio, con riferimento alle fasi del ciclo economico, può essere di tipo espansiva (aumento della spesa pubblica finanziata dal disavanzo di bilancio e, quando è possibile, diminuzione del prelievo fiscale) o restrittiva (taglio della spesa pubblica e/o aumento del prelievo fiscale).
La politica dei redditi
Per combattere l’inflazione, oltre le politiche monetarie, devono essere coinvolte le parti sociali attraverso la politica dei redditi che consiste in un accordo tra lavoratori, imprenditori e governo. Infatti, si cerca di creare un giusto equilibrio nel contenimento della crescita: dei salari e dei prezzi. Il governo dovrebbe esercitare la più appropriata politica fiscale e la BCE applicare un’equilibrata politica monetaria per contenere i prezzi prossimi al 2%, come stabilito dal Trattato UE.
La politica industriale
Lo Stato, tramite il parlamento che detiene il potere legislativo, può emanare dei provvedimenti atti a sviluppare e migliorare le condizioni del sistema industriale dell’intero Paese.
I mezzi disponibili per rendere più efficiente e competitiva la politica industriale italiana sono:
- incentivi finanziari e fiscali a sostegno di industrie già esistenti e per promuovere lo sviluppo di attività industriali in settori e aree geografiche (in Italia sono state adottate varie misure e interventi a sostegno sia nell’area del mezzogiorno, sia nelle aree depresse del Centro-Nord e in vari settori bisognosi d’intervento);
- lo sviluppo della rete delle infrastrutture pubbliche per sostenere la crescita industriale del Paese (in quest’ambito l’Italia presenta una forte dualità: il Nord si aggiudica un tasso elevato di infrastrutture, dalle vie di comunicazione fino alle telecomunicazione, che le consente di comunicare e competere con qualunque altro paese avanzato; invece, il Sud rimane con un tasso infrastrutturale mortificante e con promesse fatte fin dal dopoguerra e mai mantenute (il ponte sullo stretto tra Messina e Reggio Calabria, l’autostrada Taranto Reggio Calabria, i collegamenti autostradali in Sicilia che sono molto insufficienti, i porti, gli aeroporti, gli interporti che sono pochi, non del tutto attrezzati e poco funzionanti per dar luogo ai collegamenti e ai commerci nazionali e internazionali), inoltre le reti di trasporto e le telecomunicazioni non sono paragonabile a quelli del nord. In fine, l’alta velocità non si sa quando giungerà in alcune Regioni del mezzogiorno, mentre il nord già si avvale;
- la ristrutturazione industriale e la riqualificazione del personale.
Quali sono gli obiettivi della politica di bilancio o fiscale?
I principali obiettivi che la politica economica tende a conseguire sono:
• sostenere e quindi stabilizzare la domanda aggregata con riferimento alle fasi del ciclo economico;
• redistribuzione dei redditi per contenere la sperequazione reddituale, generata dal mercato, attraverso l’imposizione fiscale (molti stati, in merito all’imposta sul reddito, adottano un regime progressivo e non colpiscono i redditi bassi, elargiscono sussidi e sostengono i redditi più bassi, tutto ciò per rendere giustizia sociale);
• aumentare e sviluppare la crescita economica attraverso la destinazione di maggiori risorse su servizi pubblici strategici per il Paese (Istruzione, formazione, trasporti, comunicazione e infrastrutture).
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