INFORMAZIONI SUL MES - FONDO SALVA STATI

Che cosa sta facendo l’Eurogruppo in merito al MES?

L’Eurogruppo sta lavorando sull’elaborazione di un nuovo approccio sul MES e sta cercando di ammorbidire e modificare la vecchia impostazione del Fondo salva Stati, ma non certamente mutare la sua natura che resterà una forma privilegiata di finanziamento degli Stati in certe situazioni di turbolenza finanziaria o di eventi eccezionali.  

Qualche passo avanti rispetto al passato è stato compiuto?

Sì, un primo passo è stato compiuto, ovvero permettere a uno Stato di finanziarsi fino al 2% del Pil senza prestare alcuna garanzia. 

In definitiva l’Eurogruppo che piano ha elaborato?

Come riportava questa mattina, 10-04-2020, Rai news ha elaborato e proposto quattro strumenti al Consiglio europeo (partecipano i capi di Stato e di governo degli Stati membri dell’UE) e li ha anche menzionati il nostro Ministro dell’Economia che sono: 
1) il fondo per la ripresa finanziato da titoli comuni; 
2) un grande fondo Bei per sostenere la liquidità; 
3) il meccanismo Shure per la cassa integrazione; 
4) l'utilizzo di una linea di credito del Mes senza condizionalità. 

Che possibilità ci sono che il Consiglio europeo migliori o implementi, ma perlomeno non peggiori questi punti?

Quando ne discuterà il Consiglio europeo dovrà trovare una giusta mediazione tra Paesi che si trovano con un alto debito pubblico (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo…) e Stati molto più virtuosi, (Olanda, Germania…) di cui hanno un debito pubblico più basso.
A mio avviso, qualche accordo vantaggioso si otterrà per tutti gli stati. Non solo per la tenuta e magari il rafforzamento dell’EURO, ma soprattutto per la solidarietà al popolo europeo che si trova in una situazione avversa e pure sostenere gli affannati sistemi economici perché non è pensabile che ogni singolo Stato riesca a far fronte da solo a questo momento eccezionale.

Allo Stato italiano converrà firmare per attivare il MES?

Quando terminerà il secondo tempo (cioè elaborazione, definitiva, del nuovo MES/Fondo salva Stati da parte del Consiglio europeo) si potrà rispondere sì o no (in parte o totalmente) se conviene o non recepire la nuova formulazione del MES. 

Con questo evento straordinario quali sono i problemi economici d’affrontare?

Lo Stato italiano, con l’evento avverso deve fronteggiare a problemi economici di rilievo che richiedono ingenti risorse finanziarie, in aggiunta al bilancio previsionale dello Stato, approvato dal parlamento a dicembre 2019 e all’insaputa di questo evento eccezionale, e con non pochi problemi nel reperire le idonei risorse finanziarie. Volendo i tre nuovi interventi straordinari sono: 
1) risorse aggiuntive al sistema sanitario;
2) ulteriori sussidi alle famiglie;
3) incremento delle sovvenzioni alle imprese.

Faciamo una previsione sommaria, posto che si devono reperire risorse finanziarie che vanno dai 50 ai 100 miliardi. Chi glieli da allo Stato italiano, se a stento ha approvato l’ultima legge di stabilità?

Beh, in prima battuta, non è immaginabile ricorrere al prelievo fiscale! 
I cittadini e le imprese non sono in condizione di poterlo fare e non possono perché siamo a livelli di tassazione generale da record, quindi non è possibile. In aggiunta in questo momento, si andrebbe contro le indicazioni della teoria economica, arrecando soltanto danni Macroeconomici al Sistema economico;
ricorrere all’emissione di nuovi titoli del debito pubblico, per 50 100 miliardi. Pur volendo intraprendere questa strada stretta e ardua, c’è di mezzo il Patto di stabilità e crescita dell’UE che non ci permette, perché abbiamo dei vincoli di bilancio da rispettare nel ricorso al debito pubblico. Inoltre, chi sottoscrive tutti questi titoli pubblici, al di fuori dei grandi investitori, banche e operatori internazionali? 

I cittadini!

Non credo che i cittadini della Repubblica italiana siano intenzionati a sottoporsi a un carico del genere. 
Infatti, fino ad oggi, loro, hanno sottoscritto il 5% dell’intero debito pubblico (il 95% lo detengono le banche, i fondi comuni d’investimento e gli operatori internazionali aggiudicandosi cospicue somme d'interesse, senza molti rischi). Le variabili che inducono gli operatori a prestare il loro denaro non scaturisce soltanto da incentivi fiscali e da un tasso d’interesse appetibile, ma dell’abbassarsi del tasso di rischiosità verso la restituzione del debito da parte dello Stato. In ogni caso, fino a oggi, la Repubblica italiana le scadenze li ha sempre onorate e se vogliamo essere franchi la sostenibilità del debito c’è ed è motivata dal fatto che sia l’industria, sia i servizi occupano un posto di rilievo nel mondo…

Ma lo spread non è da sottovalutare?

Sapendo che con l’attuale debito pubblico, nella giornata odierna, viaggiamo con uno spread di 196,7 punti e con un aumento del 25,06% dall’inizio dell’anno, considerando che la Bce pratica tassi d’interesse striscianti allo zero. Da questa semplice analisi, non è auspicabile che l’Italia accumuli ulteriore debito pubblico. Infatti, quelli del Tesoro prima di indire una nuova asta pubblica di titoli di Stato, per incrementare ulteriormente l’asticella del debito pubblico, ci pensano 10 volte. 

Perché?

Non oso immaginare che i ricordi siano del tutto svaniti quando scoppiò la crisi dei debiti sovrani, nel 2011/2012, in cui abbiamo superato i 600 punti, ovvero eravamo prossimi al fallimento tecnico dello Stato italiano. 

Allora, qual è l’ultima spiaggia per finanziarsi se non si troverà una soluzione tra MES (condiviso) ed eventuale Corona Bond (obbligazione garantite da tutti gli stati dell’UE e quindi mutuare il debito)?

La BCE! Ma, purtroppo, i suoi strumenti sono limitati, per Statuto e regole del Trattato UE. Infatti, non può spingersi come ha fatto la Banca centrale USA, la Federal Reserve, che ha messo in liquidità la bellezza di 2300 miliardi di dollari, ieri a sorpresa, contro il Coronavirus (per sostenere cittadini, imprese ed Enti locali). 

In conclusione, qual è la sua riflessione in questo difficile momento? 

Mediare ai massimi livelli per un MES più ragionevole e affinato per tutti gli Stati UE, che non regali niente ad alcuno, ma che tenga conto e aggiornato all’evento avverso per superarlo. Come del resto abbiamo fatto fin dalla fine del secondo Conflitto mondiale a oggi.  Riuscire a mettere al centro il lavoro il mercato e non abbandonare gli Stati e i cittadini europei, dimenticandosi della parola essenziale in questo momento, la solidarietà.

Lei resta di stampo ottimista! O per caso avanza qualche piccola pretesa di geopolitica e solidarietà?

Sinceramente, confido nella saggezza dei nostri capi di Stato e di governo affinché adottino le scelte più appropriate per il bene dell’Ue e dei cittadini. Quest’ultimi, si aspettano una vittoria sul virus e una casa comune, l’UE, altrimenti viene meno il senso di tutti i Trattati emanati dal 1951 (Trattato di Parigi) al 2007 (Trattato di Lisbona).

Non creda che sia il momento che l’Italia intraprenda una spesa  pubblica più ordinata e di maggiore qualità?

In ogni caso, l’Italia ha un compito che non può traslare all’UE, deve rimodulare la propria spesa corrente e incrementare e investire meglio sulla spesa in conto capitale (investimenti pubblici). 

Quindi bisogna soppesare attentamente le scelte governative.

Sì, qualunque azione governativa, in qualunque Paese non deve fare spesa pubblica per accontentare l’elettorato, deve attenersi alle linee guida dettate dalle teorie economiche che hanno dimostrano di aver fatto meglio nel dato storico. I competenti policy-maker, affiancati da macroeconomisti di spessore, avallati da pubblicazioni internazionali e attività di ricerca continua, dovrebbero non solo ragionare sul corretto ed efficiente livello quantitativo di spesa  pubblica per accrescere il livello del reddito nazionale, dato che è inferiore al reddito potenziale, ma anche sulla qualità della spesa pubblica.

Il giudizio positivo all'azione governativa dipende non solo dalla crescita, debole o robusta, del Pil, ma dalla qualità della spesa pubblica strategica e lo stimolo agli investimenti?

Sì, la spesa pubblica deve essere in grado di attrarre, oltre gli investimenti interni, gli investimenti diretti dall’estero. È proprio questo il punto! La qualità della spesa pubblica che dal 2007 a oggi non è stata particolarmente centrata e motivante per accrescere il volume degli investimenti delle imprese, come risulta dimostrato dalla sottostante rappresentazione grafica.



Per capire percentualmente  come stanno le cose tra il il 2007 e il 2019
basta fare un semplice calcolo percentuale e rendirsi conto che non si è ritornati al volume degli investimenti precrisi, anzi si è sotto del 7,74% : (anno 2018) 322.723,8 - (anno 2007) 349.783, 3 = - 27.059,5 : 349.783,3 (anno 2007 ) = - 0,07736075 x 100 = - 7, 74 %

Da come dimostrato, gli investimenti delle imprese sono l'anello debole del Sistema economico italiano? 

Confermo! Posto che i fattori che scoraggiano gli investimenti in Italia sono molteplici e complessi.
Tuttavia, se si analizza la Politica economica, nell'ambito della politica di bilancio, dal 2007 a oggi, si può notare che le scelte economiche, delle varie forze governative, sono state compiute più a sostegno dell'operatore famiglia e meno risorse sono state destinate all'operatore impresa. Si è cercato sempre di far fronte alle continue emergenze, trascurando le riforme strutturali, richieste dall'esigenze economiche, incrementando la spesa corrente e non la spesa in conto capitale.

In poche parole i governi che si sono avvicendati, forse temendo il giudizio degli elettori, non hanno fatto a pieno i loro compiti (dalla razionalizzazione e rimodulazione della spesa corrente all'incremento degli investimenti pubblici e alle riforme strutturali). 
Tuttavia, una debole crescita, nonostante le due crisi, è stata conseguita?

Direi di sì! Ma con rammarico, perché gli USA, per un decennio consecutivo, si sono aggiudicati una crescita robusta, mentre, l'Italia e l'UE non sono riusciti a raggiungere gli obiettivi, di cresita economica e occupazione, come quelli degli americani, ma rimanendo distante.

A mio avviso, non bisogna puntare solo sull’unica stampella, che ha funzionato, la politica monetaria ultra espansiva, esercitata vigorosamente dalla BCE con il memorabile Presidente, Mario Draghi che ci ha portato fuori dalla crisi economica, invertendo la direzione al ciclo economico, verso una fase espansiva e mettendo al riparo l'EURO dalle turbolenze finaziarie. Non è la direzione giusta adottare misure di aumento della spesa pubblica se poi non si accresce il volume degli investimenti e il consumo delle famiglie aumenta di poco. Si sposteranno risorse da un lato all’altro ma la crescita economica sarà sempre debole (eccetto questo periodo avverso che inesorabilmente trascinerà in giù il Pil).

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