IL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE (LEGISLAZIONE SANITARIA ED ECONOMIA SANITARIA)

PARTE PRIMA – LEGISLAZIONE SANITARIA - IL SSN

Che significa che il nostro Paese si avvale di un Sistema sanitario di tipo universalistico?

Per rispondere alla domanda bisogna fare riferimento alla legge 833/78 che ha istituito il SSN ed elencare i principali presupposti su cui si basa:
  • il finanziamento, del SSN, avviene dalla tassazione generale, quindi è caratterizzato dalla solidarietà;
  • le prestazione delle cure e dei servizi sanitari sono le stesse per tutti i cittadini, equità, inoltre non c’è alcuna distinzione individuale o sociale, salvo alcune previste per legge e giustificate dalla Costituzione art. 3 comma 2, dunque vige l’uguaglianza di trattamento su tutto il territorio della Repubblica; 
  • lo Stato funge da protettore/assicuratore verso tutte le persone;
  • tutta la popolazione è coperta e ha diritto di rivolgersi al SSN, emerge, così, il principio dell’universalità o generalità delle cure e prestazioni sanitarie.
Come si può definire un Sistema sanitario?

In generale una definizione di Sistema sanitario si può dedurre dal sito dell’organizzazione mondiale (WHO) che a sede a Ginevra in Svizzera. 
Tuttavia, il nostro Paese, per il nostro SSN, attraverso la legge 833/1978 in riferimento all’articolo 1 comma 1, da un’appropriata definizione:
 «Il servizio sanitario nazionale è costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l'eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio.». 

A chi compete l’attuazione del Sistema sanitario nazionale?

La norma precisa che L’ATTUAZIONE non solo compete allo Stato, ma all’intera Repubblica. Infatti, Art. 1 l.833/1978, enuncia quanto segue: 
«L'attuazione del servizio sanitario nazionale compete allo Stato, alle regioni e agli enti locali territoriali, garantendo la partecipazione dei cittadini».

Qual è il riferimento normativo più importante che disciplina il SSN?

In ordine alla gerarchia del diritto italiano tutto si dipana dalla Costituzione, nell’art.32, sancisce il diritto alla salute come un diritto fondamentale dell’individuo, il più importante dei diritti sociali, come emerge dall’art 3 comma due che apre la porta a tutti i diritti sociali del dettato costituzionale; inoltre, questo importante diritto è riconducibile tra i diritti inviolabili, come previsto dall’art. 2, perché tutela l’integrità fisica e psichica dell’individuo da ogni eventuale minaccia.

In attuazione alla Costituzione, il legislatore ordinario ha legiferato istituendo il Servizio sanitario nazionale, attraverso la l. 23 dicembre 1978, n. 833, quali sono gli obiettivi?

Gli obiettivi della legge erano di superare il precedente sistema mutualistico-ospedaliero. Infatti, erano presenti molti Enti che ripetevano le funzioni e non comunicavano, causando così un’eccessiva spesa pubblica e conseguendo pochi risultati, nell’ambito sanitario. Inoltre, mancava la politica della prevenzione delle malattie. Lo scopo della legge era di creare un sistema di strutture pubblicistiche, strettamente collegate e organizzate, per offrire i servizi sanitari che oltre la cura si doveva garantire pure la prevenzione.

Quali sono i principi su cui si basa la l.833/78 che ha istituito il SSN ? 

L’universalità
Che consiste nella generalizzazione dell’assistenza sanitaria all’intera popolazione su tutto il territorio.

Il principio dell’uguaglianza
Il SSN è reso disponibile a tutta la popolazione senza distinzioni di condizione individuali o sociali. Tuttavia, in riferimento all’articolo 3 comma 2 della Cost. e in aggiunta alle varie indicazioni fornite della Corte costituzionale, il legislatore ordinario può dettare regole differenti su situazioni differenti esempio: una vasta fascia della popolazione è tenuta a pagare il ticket sanitario (una tassa, quindi un contributo pagato da una persona, per il finanziamento della spesa sanitaria, in contrapposizione al servizio sanitario richiesto ed erogato da una struttura pubblica) invece, altre persone possono essere in regime di esenzione, per legge, in base: al reddito, alla fascia d’età, e per alcuni farmaci indispensabili per la vita di un essere umano.

Il principio di equità
Eguaglianza di trattamento agli assistiti, (stesso bisogno, identica cura per tutti in ogni punto del territorio della Repubblica).

Il principio della globalità delle prestazioni
Il SSN si assume l’onere di far fronte alle esigenze di salute dell’intera popolazione fornendo assistenza e servizi sanitari atti a prevenire malattie, curare e riabilitare gli ammalati che presentano un deficit salutare. La persona ammalata ha la possibilità di rivolgersi al medico di base, alla guardia medica e all’ospedale. In aggiunta, alla persona è riconosciuta la libertà di scegliere di ricevere le cure e le prestazioni sanitarie anche da una Regione diversa da quella della propria residenza.

Il principio della partecipazione democratica dei cittadini utenti…

Nel 1992 il parlamento con la legge delega del 23-10-1992/421 ha conferito al Governo Amato il compito del riordino della sanita e il riassetto del servizio sanitario nazionale. Il Governo ha attuato il tutto attraverso il decreto legislativo del 30 dicembre 1992, n. 502.  

Di quest’ultimo quali sono gli aspetti più importanti?

Gli aspetti prevalenti del D.lgs. sono: l’introduzione dei LEA, l’aziendalizzazione, la regionalizzazione, la competizione, i metodi di finanziamento e la partecipazione dei cittadini. 

Negli anni novanta ci fu un lavoro di forte riordino del SSN e anche di richieste di maggior regionalismo.  Che cosa è successo?

Prima d’illustrare il susseguirsi delle leggi deleghe e dei Decreti legislativi che hanno dato luogo al complesso riordino del SSN, è importante ricordare il contesto sociale e politico degli anni novanta. Infatti, c’era un forte fermento sia da parte del popolo italiano, sia dalle varie forze politiche che chiedevano e volevano un trasferimento del potere dallo Stato verso le Regioni. In modo che a quest’ultime le fossero riconosciute più competenze e materie per legiferare e acquisire maggiori poteri e responsabilità al livello: legislativo, amministrativo, organizzativo e finanziario. La rivoluzione iniziale è la legge ordinaria n.59/1997 la cosiddetta «legge Bassanini» di cui si mette in atto un cospicuo trasferimento dei poteri dello Stato verso le Regioni. Tuttavia, per dare forza alla legge ordinaria e maggiore attuazione al principio costituzionale dell’art.5, nel 2001 fu emanata la legge di revisione costituzionale che cambiò il titolo quinto della Cost. e diede un nuovo assetto legislativo all’art. 117 della Cost. per queste motivazione si passa verso un modello di regionalizzazione del SSN.

Quali sono state le leggi deleghe e i successivi decreti legislativi che hanno dato luogo al riordino della sanità italiana negli anni 90?

Prima di rispondere alla domanda è doveroso capire che all’inizio degli anni novanta c’erano dei forti processi di cambiamento ed erano estesi su vari fronti (la firma del Trattato di Maastricht; la trasformazione dell’IRI in spa; il periodo di tangentopoli; l’avvento del governo Amato che dava luogo all’inizio di un’ampia privatizzazione in concomitanza varò una delle finanziarie più consistente dal dopo guerra, circa 100 miliardi di lire; l’uscita della lira dallo SME e conseguente, pesante, svalutazione sia rispetto al dollaro, sia rispetto al marco tedesco; l’avvio dell’allargamento e la liberalizzazione del commercio internazionale attraverso la costituzione del WTO, il 15 aprile 1994 a Marrakech, che spalancava le porte al più ampio processo di globalizzazione; si era giunti al culmine della terza rivoluzione industriale; il declino inesorabile delle vecchie forze politiche…). 
Da questi eventi che stavano scuotendo e mutando la Comunità italiana, il sistema politico italiano era chiamato a sottoporre La Sanità italiana verso un progressivo e continuo processo di riordino. Allo scopo di renderla sostenibile e garantire il principio universalistico previsto dall’art.32 della Costituzione e sancito dalla legge 833/78. 

Infatti, il legislatore, a vario titolo, emanò una serie di misure che si possono così elencare:
legge delega del 23-10-1992/421 che dava al Governo Amato il compito del riordino della sanita e il riassetto del Servizio sanitario nazionale.  
A seguito a questa legge venivano emanati due decreti legislativi: 
il famoso D.lgs. 502/92 emanato dal II Governo di Giuliano Amato (ministro della sanità, De Lorenzo); 
il D.lgs. 517/93 emanato dal Governo Ciampi, l’ultimo della prima «Repubblica» (ministro della sanità, Garavaglia). 

Dopo, veniva emanata un’altra legge delega la n. 419 del 1998, che mirava verso un programma di razionalizzazione e riorganizzazione della sanità.
Essa trovava attuazione nel D. lgs. 19 giugno 1999, n. 229, la cosiddetta riforma sanitaria ter, emanato dal I governo D’Alema (ministro della sanita, Rosy Bindi).


ELENCATO IL RIORDINO NORMATIVO, SI PASSA AI VARI PUNTI SU CUI SI BASA LA RIFORMA DELLA SANITÀ

Uno degli aspetti fondamentali del riordino è stato l’introduzione dei LEA, cosa rappresentano?

L’acronimo di LEA s’intende i livelli essenziali di assistenza e sono l’insieme delle prestazioni sanitarie e cure che mette a disposizione il SSN alla popolazione. Sono sanciti dall’ art.3, comma 1, D.lgs. 502/92 e successive modificazioni.  ATTENZIONE! I livelli essenziali di assistenza sanitaria vengono adeguati periodicamente in base alle esigenze della Comunità degli assistiti e sono fissati dallo Stato su tutto il territorio, uniformemente, come stabilito dal D. lgs 502/92 e confermati dall’art.117, comma 2 lettera m della Costituzione. 

Il cardine della riforma è il Piano sanitario nazionale. Che cos’è? 

In sanità è fondamentale definire gli obiettivi che si vogliono conseguire in termine di prevenzione, cura, riabilitazione, i livelli di assistenza, le linee d’indirizzo del SSN e i finanziamenti necessari.  Per questo ci vuole uno strumento di programmazione che prende il nome di Piano sanitario nazionale.

Il Piano sanitario nazionale chi lo prevede e cosa contiene?

Il Piano sanitario nazionale è previsto dall’art. 2 del D. lgs 517/93 che ha modifica l’art.1 comma 1 del Dlgs.502/93.
L’art. 1 stabilisce il contenuto del Piano, nei seguenti punti:
1) gli obiettivi fondamentali di prevenzione, cura e riabilitazione 
2) le linee generali d’indirizzo del Servizio sanitario nazionale
3)  i livelli di assistenza da assicurare in condizioni di uniformità sul territorio nazionale 
4) i relativi finanziamenti di parte corrente ed in conto capitale (stabiliti con il Piano sanitario nazionale, nel rispetto degli obiettivi della programmazione socio-economica nazionale e di tutela della salute individuati a livello internazionale ed in coerenza con l'entità del finanziamento assicurato al Servizio sanitario nazionale). 

Chi e come predispone il Piano sanitario nazionale?

Il governo predispone il piano, in base a com’è stabilito dal D.lgs.229/99 art. 1, che modifica l’art. 1 del d.lgs. n.502/92 e successive modificazioni. 
L’art. 1, comma 5 del D.lgs.229/99 stabilisce il seguente: 
Il Governo, su proposta del Ministro della sanità, sentite le commissioni parlamentari competenti per la materia, le quali si esprimono entro trenta giorni dalla data di trasmissione dell'atto, nonché le confederazioni sindacali maggiormente rappresentative, le quali rendono il parere entro venti giorni, predispone il Piano sanitario nazionale, tenendo conto delle proposte trasmesse dalle Regioni entro il 31 luglio dell'ultimo  anno di vigenza del piano precedente, nel rispetto di quanto stabilito dal comma 4. Il Governo, ove si discosti dal parere delle commissioni parlamentari, è tenuto a motivare. Il piano è adottato ai sensi dell'articolo 1 della legge 12 gennaio 1991, n.13, d'intesa con la Conferenza  unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. 

Che durata ha il Piano nazionale della sanità?

In riferimento all’art. 1 punto 9 del D.lgs. Il Piano sanitario nazionale ha durata triennale ed è adottato dal Governo entro il 30 novembre dell'ultimo anno di vigenza del Piano precedente. 

Il Piano nazionale della sanità Può essere modificato prima del decorso dei tre anni?

Sì, può essere modificato nel corso del triennio con la procedura di cui al comma 5 dell’art. 1 del D.lgs.229/99 .

Chi Predispone la Relazione sullo stato sanitario del Paese?

Per rispondere alla domanda bisogna far riferimento all’art. 1 comma 12 del D.lgs. 229/99. 
La Relazione sullo stato sanitario del Paese è predisposta annualmente dal Ministro della sanità.

Che cos’è la relazione sullo stato sanitario del paese?

È uno strumento informativo che mette a conoscenza sia il parlamento, sia i cittadini sulle condizioni che versa la sanità italiana, illustra le politiche sanitarie adottate e mette in guardia dalle condizioni di salute che abbracciano la popolazione italiana. Inoltre, è un elemento essenziale per l’attività di programmazione del SSN e quindi incide sulla stesura del Piano sanitario nazionale. 

Cosa contiene la relazione sullo stato sanitario del paese?

Il suo contenuto è stabilito dall’art. 1 comma 12 del D.lgs. 229/99 e riguarda i seguenti punti:
a) illustra le condizioni di salute della popolazione presente sul territorio nazionale;
b) descrive le risorse impiegate e le attività svolte dal Servizio sanitario nazionale;
c) espone i risultati conseguiti rispetto agli obiettivi fissati dal Piano sanitario nazionale;
d) riferisce sui risultati conseguiti dalle regioni in riferimento all'attuazione dei piani sanitari regionali;
e) fornisce indicazioni per l'elaborazione delle politiche sanitarie e la programmazione degli interventi.

La regionalizzazione della sanità cosa comporta?

La regionalizzazione della sanita ha attribuito maggiori poteri e responsabilità alle Regioni.  

Quali sono i principali compiti delle regioni nell’ambito sanitario?

In materia sanitaria le Regioni devono adempiere ai seguenti compiti:
  • formulano proposte, al governo, per la predisposizione del Piano sanitario nazionale; 
  • inviano al Ministro della salute, ogni anno, la relazione annuale sullo stato di attuazione del Piano sanitario regionale, sui risultati di gestione e sulla spesa prevista per l’anno successivo;
  • stabiliscono i distretti per le AUSL; disciplinano il finanziamento alle AUSL e controllano e valutano i risultati prodotti da quest’ultime; 
  • accreditano strutture pubbliche e private per l’erogazione di prestazione e cure sanitarie per conto del SSN. 
Un altro tema, di notevole entità apportato dalla riforma, che qualifica e caratterizza il SSN è 
l’aziendalizzazione. 

In che cosa consiste questo importante processo? 

Il riassetto del SSN si attua attraverso il passaggio dalle USL alle ASL. Ovvero le aziende sanitarie sono considerate delle persone giuridiche pubbliche e possiedono autonomia imprenditoriale, hanno un loro distinto patrimonio, si avvalgono di una propria organizzazione, godono di un’autonomia gestionale, in ambito contabile adottano il bilancio economico pluriennale di previsione nonché del bilancio preventivo economico annuale relativo all'esercizio successivo, tengono, pure, una contabilità analitica per centri di costo, vige la separazione tra aziende ospedaliere e ASL, e vengono definiti i poteri del Direttore generale, del direttore amministrativo e del direttore sanitario. 
Il governo Amato nell’impostare la riforma dell’aziendalizzazione si ispirò alla riforma impiantata in Inghilterra dalla Thatcher nel 1991.

Ogni mercato è caratterizzato dalla presenza di forme diverse di concorrenza anche nell’ambito della sanità la riforma introduce il concetto di competizione. 
In che cosa consiste la competizione?

Si può parlare di competizione quando la persona gode della libertà di scegliere se rivolgersi alle varie strutture sanitarie pubbliche o a quelle private (in riferimento all’articolo 15 del D.lgs. 517. Che nell’art 14 del D. lgs. 502 sostituisce il comma 6 stabilisce: “Al fine di favorire l'esercizio del diritto di libera scelta del medico e del presidio di cura, il Ministero della sanità cura la pubblicazione dell'elenco di tutte le istituzioni pubbliche e private che erogano prestazioni di alta specialità, con l'indicazione delle apparecchiature di alta tecnologia in dotazione nonché delle tariffe praticate per le prestazioni più rilevanti).

La riforma mette in atto un nuovo modo di finanziamento.  Allora, l’entità delle risorse finanziarie da destinare alla sanità da che cosa dipende?

Gli obiettivi programmatici del SSN sono finanziati in base al livello dei LEA, commisurato alle risorse disponibili e in base alla logica di mercato per le varie prestazioni sanitarie erogate. Inoltre, viene definito il riparto del fondo nazionale sanitario. Quest’ultimo tiene conto dal numero di residenti nel territorio regionale in base al peso dell’età.

Che cosa prevede la riforma nel complesso e articolato ambito dell’integrazione sociosanitaria?

La riforma prevede l’integrazione sociosanitaria. Tuttavia, non è sempre chiaro quale risposta serve dare a un bisogno sociosanitario il confine tra l’intervento sociale e quello sanitario non è sempre tracciabile. A volte sono le strutture sanitarie a occuparsi e invece le risposte dovrebbe giungere dalle strutture sociali o viceversa. Causando un non corretto intervento e una spesa pubblica inadeguata. Sicuramente l’ambito sociosanitario necessita di sperimentazioni e di un ulteriore sviluppo per consolidare forme man mano più appropriate professionalmente ed efficienti in termine di assistenza cure e prestazioni per contenere o rimuovere il deficit salutare e sociale.

Che cosa significa integrazione sociosanitaria?

Significa mettere insieme risorse finanziarie sia sanitari, sia sociali per fornire assistenza, cure e prestazioni sanitarie per soddisfare bisogni sociosanitari alle persone che chiedono protezione sociale e prestazioni sanitarie. Tutto ciò, per contenere cronicità, malattie degeneranti e forme invalidanti che comportano situazioni di disabilità ed emarginazione in modo da sostenere la persona che si trova in uno stato di non autosufficienza che deriva da un deficit dello stato di salute o legato alle indigenze. Nei casi in cui sia possibile apportare le cure, le prestazioni e la riabilitazione a domicilio è più auspicabile, anziché in strutture sanitarie. Ciò porta vantaggi sulla spesa pubblica e in più si qualifica l’assistenza, migliorando e specializzando i nuovi tipi di lavoro che fanno nascere nuove figure professionali e di conseguenza incremento dell'occupazione.

Quale norma definisce le prestazioni sociosanitarie?

L’ art 3 - septies comma 1 del D.lgs. 229/99 che enuncia quanto segue:
"Si definiscono prestazioni sociosanitarie tutte le attività atte a soddisfare, mediante percorsi assistenziali integrati, bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in grado di garantire, anche nel lungo periodo, la continuità tra le azioni di cura e quelle di riabilitazione".

Cosa comprendono le prestazioni sociosanitarie?

L’ art 3 - septies comma 2 del D.lgs. 229/99 indica che le prestazioni sociosanitarie comprendono:
a) prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, cioè le attività finalizzate alla promozione della salute, alla prevenzione, individuazione, rimozione e contenimento di esiti degenerativi o invalidanti di patologie congenite e acquisite;
b) prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, cioè tutte le attività del sistema sociale che hanno l'obiettivo di supportare la persona in stato di bisogno, con problemi di disabilità o di emarginazione condizionanti lo stato di salute.

Secondo la riforma come possono partecipare i cittadini per migliorare il SSN?

Attraverso proposte durante l’attività di programmazione per l’adozione del Piano sanitario nazionale e regionale, inoltre partecipano alla raccolta d’informazione in merito all’organizzazione dei servizi e alla verifica degli obiettivi se raggiunti o meno in fase consultiva, controllano e valutano i servizi e le prestazioni offerti dal SSN.

Perché nell’art. 10 del D.lgs. 517/93, del governo Ciampi, vengono introdotti i Fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale a sostituzione delle “Forme differenziate di assistenza” previste dall’art. 9 del D.lgs. 502/92, del governo Amato?

Lo scontro più agguerrito nella riforma sanitaria degli anni novanta avvenne tra il 1992 il 1993. Ovvero tra il precedente governo Amato e il successore governo Ciampi nel contestato e controverso art. 9 del D.lgs. 502/92 che indusse il governo Ciampi in un’attenta riflessione politica che lo portò ad emanare il D.lgs. 517/93. Riscrivendo e modificando in gran parte il D.lgs. 502/92 e soprattutto rendendo inapplicabile il contestato art. 9. Quest’ultimo fu rielaborato in maniera del tutto diverso e, in base alla visione della sanità che ognuno di noi ha, salvaguardò il principio universalista del Sistema sanitario nazionale. 
Nell’art. 10, D.lgs. 517/93, sostituì, così, la voce di “Forme differenziate di assistenza” (che di fatto prefiguravano un Sistema sanitario parallelo e alternativo al SSN portato avanti dalle società di assicurazioni e dalle mutue volontarie) e introdusse i Fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale che prefigurano forme di prestazioni sanitarie integrative e di potenziamento rispetto a quelli previsti dal SSN, indicati dai LEA. Quest’ultimi contenuti nel Piano sanitario nazionale. 


PARTE SECONDA – CENNI DI ECONOMIA SANITARIA





Quali sono le cause che provocano l’aumento della spesa sanitaria?

Per comprendere le cause che provocano l’aumento della spesa sanitaria, si può ricorrere a una classificazione delle variabili: fattori demografici e non demografici.

Quali sono i fattori demografici?

Le variabili demografiche sono influenzate dal fenomeno dell’invecchiamento della popolazione (diminuzione del tasso di natalità e l’allungamento delle attese di vita della popolazione).

Quali sono i fattori non demografici che provocano un incremento delle spese sanitarie? 

L’accrescimento del reddito pro-capite e l’evoluzione della tecnologia.

Tutto ciò, porta a un aumento di bisogni sanitari e di conseguenza fa accrescere la domanda di cure e prestazioni sanitarie che si traduce in un potenziale aumento delle spese sanitarie.

Cosa comporta l’invecchiamento della popolazione nell’ambito sanitario? 

man mano che l’età di un individuo tende ad aumentare, il suo bene capitale salute è destinato ad assottigliarsi e a esaurirsi col sopraggiungere di malattie inguaribili e cronicità inarrestabili che portano al fine vita. Infatti, durante il periodo della vecchiaia i rischi, di compromissione dello stato di salute, aumentano e provocano bisogni sempre più crescenti, dovuti a un deficit salutare. Tali bisogni devono essere appagati. Lo scopo è voler stare bene. Le cause, che provocano la sensazione di bisogno, sono principalmente legate: alla presenza di non auto sufficienza, la patologia legata a una o più cronicità, il sostegno psicologico al rimedio dello stato di solitudine che versa la persona anziana e più in generale il sostegno sociosanitario. Ciò porta verso un incremento di domanda di cure e prestazioni sanitarie.

Perché l’accrescimento del reddito pro-capite e l’evoluzione tecnologica provocano un aumento delle spese sanitarie? 

In un Paese dove il Reddito, pro-capite, tende ad aumentare, le persone, inesorabilmente, sono indotte a domandare più cure e prestazioni sanitarie allo scopo di preservare e incrementare il loro stato di salute e benessere; invece i cambiamenti tecnologici sono fautori d’incremento della domanda dei servizi sanitari (controlli, formi di prevenzioni, cure, prestazioni e riabilitazioni). Immaginiamo i cambiamenti tecnologici che si sono avvicendati nel corso del tempo, in merito alla lettura del corpo umano al suo interno. Paragonando le informazioni che potevano pervenire da esami a raggi x e, oggi, cosa può fornire una tac o una risonanza magnetica…

È possibile stabilire l’ammontare della spesa sanitaria e classificarla?

Il problema dell’analisi della spesa sanitaria è dovuto alla non uniformità dei dati di raccolta da parte degli Enti predisposti. I vari Istituti, che si occupano della raccolta ed elaborazione dati, nel distribuire dati statistici, relative all’ammontare e alla classificazione delle diverse tipologie di spese sanitarie, non sempre sono uniformi nei dati pubblicati. Infatti, in alcuni ambiti si ravvisano delle difformità consistenti in termini di miliardi di euro, perché per alcuni Enti certe spese non vanno equiparate come prestazioni sanitarie, invece per altri ne fanno parte e vanno sommate. L’Istat è l’Ente più accreditato e ufficiale, dove si possono trarre maggiore certezze. 

Per comprendere la complessità dell’argomento, appare opportuno suggerire la visione  di un video: «Spesa per la salute in Italia». Link di riferimento https://www.youtube.com/watch?v=e8Ofox9RzdQ



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