Crescita e occupazione

La tradizione keynesiana parte dal presupposto che la domanda di lavoro è influenzata dalla domanda effettiva (la formula della domanda aggregata è: D = C+ I + G+ E-M). Per semplificare supponiamo di prendere in esame due componenti di essa: il consumo e gli investimenti. Immaginiamo di non coinvolgere l’operatore estero (ESPORTAZIONI - IMPORTAZIONI) e l’intervento dello Stato (G=spesa pubblica). Come risulta noto, la domanda di beni di consumo è pressoché stabile, invece la domanda di beni di investimento è molto instabile e sensibile ai cambiamenti. I fattori che influenzano quest’ultima sono: la variazione del saggio di interesse e le attese di profitto da parte delle imprese (saggio di rendimento futuro dell’investimento attualizzato a oggi, quello che Keynes chiama: “Saggio dell’efficienza marginale del capitale”).

Che cosa comporta una bassa domanda effettiva, in un periodo di recessione, quando le aspettative delle imprese, in merito al saggio dei profitti, sono incerte e regna un certo scetticismo nei vari settori economici?

“Ovvio che gli imprenditori contraggono subito e fortemente la domanda degli investimenti (vedi crisi finanziaria 2007-2009; crisi dei debiti sovrani, in Europa, 2011-2012)”.

Ma, effettivamente, cosa accade nel sistema economico a economia mista, quando si ha una contrazione degli investimenti?

“Essendo I un componente della domanda aggregata, l’incremento o il decremento del suo valore, produce effetti moltiplicativi sul reddito sia in senso positivo, sia in senso negativo (come noto, il meccanismo del moltiplicatore spiega che se un componente autonomo della domanda aggregata, gli investimenti, aumenta di 100 euro, il reddito non aumenta soltanto di 100 euro, ma molto di più. In ogni caso, gli effetti moltiplicativi generati dal moltiplicatore, dipendono dalla propensione marginale al consumo della collettività). Tuttavia, in questo caso, gli investimenti si contraggono e di conseguenza producono effetti moltiplicativi sul reddito nazionale e sul mercato del lavoro non in senso positivo, ma in senso negativo. La diminuzione del reddito nazionale comporta un allontanamento dal reddito potenziale. Infatti, il sistema economico, in certi momenti, produce un reddito di gran lunga inferiore a quello potenziale. 

Dunque, gli imprenditori ridurranno il numero di lavoratori e di conseguenza aumenterà la disoccupazione involontaria, inoltre diminuirà anche il consumo, ha seguito la diminuzione del reddito. Si assiste, così, ha una diminuzione della domanda aggregata che produce effetti negativi sul mercato del lavoro che porta alla disoccupazione e di conseguenza si intensifica la crisi economica. dato che nel sistema economico regna tra gli imprenditori un forte scetticismo a investire e, solitamente, in queste fasi, essi trovano più vantaggioso (in termini di rischio e rendimento) investire i loro capitali nei beni rifugio. Si determina un continuo spostamento di capitali dall’economia reale verso quella monetaria”.

Tutto ciò perché?

“Come noto gli imprenditori inseguono il saggio del profitto. Infatti, in certi momenti, quando il saggio del profitto nell’economia reale non è remunerativo e risulta diffuso un certo scetticismo tra gli imprenditori, i capitalisti non esitano spostare altrove i loro averi. È intuibili, anche per coloro i quali non si avvalgono di approfonditi studi di economia, capire che gestire 1000.000 di euro, da parte dell’imprenditore capitalista, nell’economia reale (esempio: nelle costruzioni, nell’industria e anche nella new economy) necessità di consistenti investimenti su due fattori produttivi: il personale e gli strumenti produttivi per realizzare i beni o i servizi desiderati. 

Cosa diversa è, invece, investire in beni rifugio, come l’oro o opere d’arte, o nell’economia monetaria (acquisto di strumenti finanziari: obbligazioni…) in queste ultime scelte d’investimento, al capitalista imprenditore, non serve un organico elevato di personale, perché, per gestire il milione di euro, bastano pochi addetti, specializzati in tali ambiti. In conclusione la fuga dei capitali dall’economia reale verso l’economia monetaria e nei beni rifugio comporta indirettamente l’aumento della disoccupazione. Infatti, quando affronteremo il MODULO 5 (IL SISTEMA MONETARIO E FINANZIARIO) in merito alla trappola della liquidità, in certi momenti nel sistema economico si può assistere a un ristagno della liquidità che porta verso la trappola della liquidità. Quest’ultima è una delle cause principali che innesta la crisi economica”.

secondo la tradizione keynesiana, Qual è la soluzione alla disoccupazione involontaria?

“La loro riflessione parte dal fatto che, nel breve periodo, il reddito effettivo è inferiore a quello potenziale. Questo perché la domanda è inferiore a quella necessaria per raggiungere il prodotto potenziale”.

Tutto ciò che significa?

“Che nel sistema economico ci sono fattori produttivi disponibili ma non utilizzati, oltre i macchinari, soprattutto i lavoratori che vogliono lavorare, ma le imprese non richiedono la loro manodopera".

Qual è la soluzione per sbloccare il sistema economico che non funziona in pieno regime e abbassare il tasso di disoccupazione?

“Posto che nell’attuale fase contingente: gli imprenditori manifestano incertezza verso l'incremento degli investimenti; le famiglie tendono a incrementare, ma non di molto, il consumo; lo Stato italiano è sottoposto ai vincoli, stringenti, di bilancio stabiliti dall’UE nel patto di stabilità e crescita e con le regole del fiscal compact, inoltre ha un debito pubblico enorme e se vogliamo eccessivo, ma non allarmante e insostenibile come obiettano alcuni, (fare riferimento al seguente link, che spiega perché il debito pubblico italiano è sostenibile: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-05-13/perche-debito-italiano-e-sostenibile-064510.shtml?uuid=ADHdV7G)
che produce effetti negativi (in termini di interessi passivi).

Inoltre, l’UE, in questa fase, sta attraversando un periodo politico difficile sia al suo interno, sia a livello geopolitico. Infatti, per quest’ultimo aspetto, sembra utile proporre un articolo di geopolitica che mette in luce il gioco messo in atto da Trump e Putin: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-02-05/un-europa-differenziata-non-quella-club-105902.shtml?uuid=AEZdtfO

Da queste premesse, il quadro economico risulta complesso e non del tutto favorevole. Il cardine del problema sta nella limitatezza dello spazio per l’uso di una politica fiscale espansiva. Quest’ultima, secondo i keynesiani, rappresenta una ricetta ideale contro la disoccupazione e la crescita economica nel breve periodo”.

Ma in che cosa consiste la politica fiscale espansiva?

“Lo Stato attraverso il bilancio interviene per apportare dei cambiamenti nel sistema economico (al governo compete deliberare il disegno di legge di bilancio e di stabilità, successivamente, il DDL, è autorizzato dal Presidente della repubblica e infine presentato al parlamento e quest’ultimo approva la legge di bilancio). 

Nelle fasi avverse del ciclo economico e in periodi di recessione, lo Stato può far crescere la domanda aggregata attraverso una manovra di bilancio di tipo espansiva, che consiste: nell’aumentare la spesa pubblica, senza aumentare contemporaneamente i tributi, addirittura riducendo la pressione fiscale. In ogni caso, deve ricorrere alla copertura della maggiore spesa pubblica, ricorrendo all’emissione del debito pubblico. Tuttavia, per il nostro Paese, in questo momento gli spazi, per l’uso di questo genere di politica fiscale espansiva, sono limitati, per quanto detto in precedenza”.

Stabilito che gli spazi di politica fiscale sono limitati. Allora, quali sono le vie da intraprendere per la crescita economica e la diminuzione della disoccupazione? Si precisa che il tasso di disoccupazione nell’anno 2016, in base al rapporto annuale dell’ISTAT 2017, si è attestato all’ 11,7 per cento, mentre nel 2015 era all’ 11,9 per cento.

“La maniera più rapida per dare una risposta alla disoccupazione è rilanciare la crescita, consiste nello stimolare gli imprenditori a compiere maggiori investimenti. Tuttavia, fino ad oggi le misure adottate, dai vari governi, non sono state convincenti e i risultati raggiunti sono rimasti pressoché deboli. Nemmeno gli operatori esteri sono stati propensi a intensificare gli investimenti diretti dall’estero (IDE). I motivi che scoraggiano gli investimenti privati in Italia sono parecchi:
  • la presenza di un’elevata pressione tributaria;
  • la lungaggine dei processi civili;
  • il fenomeno corruttivo (per quest’ultimo aspetto si faccia riferimento al seguente link, dove il giudice Davigo spiega la complessità e la gravità di tale fenomeno http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_febbraio_12/piercamillo-davigo-a-25-anni-mani-pulite-l-italia-ancora-piu-corrotta-82184580-f166-11e6-b184-a53bdb4964d9.shtml);
  • la burocrazia dirompente;
  • la mancanza di forte dinamiche e sinergie all’interno dei non molti distretti e rete d’imprese;
  • i ritardi nella digitalizzazione della Pubblica amministrazione;
  • la rigidità nel mercato del lavoro;
  • la mancanza di una borsa lavoro centrale, ma tante borse regionali che stentano a scambiare tra loro i dati;
  • ricordando l’art.35 della Costituzione che argomenta in merito alla formazione professionale: nel nostro Paese non s’investe molto e nemmeno c’è una spiccata cultura verso la formazione nel pubblico impiego; inoltre, il sistema economico italiano è caratterizzato da una polverizzazione di micro e piccole imprese. Questi ultime non solo non curano intensivamente la formazione, ma non consentono al dipendente né un ricco ampliamento della mansione (job enlargement), né una mobilità in senso verticale del lavoratore (job enrichment) ”.
Secondo lo scrivente, questi elementi avversi non hanno permesso agli investimenti fissi lordi di subire un consistente andamento crescente in quest’ultimi anni. Infatti, hanno assunto il seguente andamento grafico, ricavato dai dati forniti dall’Istat:



Ora, sembra opportuno analizzare l’andamento della spesa per consumi finali delle amministrazioni pubbliche. Dal grafico emerge una situazione non favorevole. L’inversione di marcia della spesa si è realizzata nell’anno 2016, mentre dal 2010 al 2015 si è assistito a una continua riduzione della spesa, come risulta dal grafico sottostante:


In questo momento, nonostante tutto ciò, la scommessa economica italiana, sembra essere rivolta verso l’operatore estero. Infatti, si registrano segnali positivi e incoraggianti che arrivano dai saldi positivi della bilancia dei pagamenti. I risultati non provengono da una forte competitività della produttiva interna, ma dal continuo rafforzamento del dollaro sull’euro. Questo processo di apprezzamento del dollaro rafforza la domanda estera che porta verso un incremento delle esportazioni. Per questo aspetto e anche per altri, si registra un saldo positivo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti, che ormai presenta un consolidamento dal 2012, come ampiamente dimostrato dal grafico esportato dal sito della Banca d’Italia, https://www.bancaditalia.it/




la linea gialla rappresenta il conto finanziario;
la linea verde rappresenta il conto capitale;
la linea blu rappresenta il conto corrente;
la linea marò rappresenta il conto corrente e il conto capitale.

Segnali positivi, si possono intravedere anche dall’incremento della domanda interna di beni di consumo. Infatti, si assiste a un incremento della fiducia delle famiglie e il tasso d’inflazione sta crescendo, soprattutto nei primi mesi del 2017, avvicinandosi, in media, all’1,50 per cento. Tuttavia, quest’ultimo risulta distante dalla soglia del 2% (soglia sancita dal trattato europeo, di cui la BCE orienta la sua politica monetaria nell’area UEM). 

Per questo motivo e per consolidare la crescita economica, il presidente della BCE, Draghi insiste su una politica monetaria ultra espansiva… Infatti, i dati estratti dall’Istat segnalano una ripresa del consumo delle famiglie dal 2014 che risulta tutt’oggi consolidata come è dimostrato dai dati tratti dal sito, dati.istat.it, e dall’elaborazione del grafico relativo alla spesa per consumi finali sul territorio economico e all'estero delle famiglie residenti:


La crescita del Pil, fin dal 2013, resta debole. A trainare la crescita, come dimostrato dai grafici, sono stati l’operatore estero (incremento della domanda estera) e l’operatore famiglia (incremento della domanda interna). Invece, gli altri due operatori non hanno sostenuto la domanda aggregata a causa:
  • della mancata crescita degli investimenti privati (solo negli ultimi due anni c'è stato un lieve incremento);
  • della decrescita degli investimenti pubblici (ovvero, quella parte della spesa in conto capitale che negli ultimi anni non è stata incrementata, anzi si sono effettuati dei lievi tagli).
Questi ultimi due aspetti sono stati il freno alla crescita economica. Purtroppo, non sembra che ci siano molte speranze per una robusta crescita, sia per quest’anno e forse anche per il prossimo. Tuttavia, dal 2014 il ciclo economico ha invertito rotta, infatti si è indirizzato nel sentiero della crescita economica. Si riportano i dati statistici estratti dal sito, http://dati.istat.it/, e l’elaborazione del grafico del Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato:


In conclusione
per attenuare la disoccupazione e conseguire una maggiore crescita economica, bisogna: 

  • aumentare il volume degli investimenti privati interni; 
  • attrarre maggiori investimenti diretti dall’estero nel nostro Paese;
  • razionalizzare la spesa pubblica incrementando gli investimenti pubblici; 
  • aumentare la produttività e competitività operando su tre versanti (incremento della tecnologia nel processo produttivo, esempio industria 4.0; migliorare l’efficienza organizzativa aziendale; qualificare, maggiormente, la manodopera attraverso corsi professionali interni ed esterni dell’impresa); 
  • accrescere il livello del capitale umano nel processo formativo attraverso: l’incremento del tasso di scolarizzazione e lo sviluppo sistemico dell’alternanza scuola lavoro; 
  • accrescere la domanda interna ed esterna di beni di consumo; 
  • far funzionare meglio la borsa lavoro (in modo che la domanda e l’offerta di lavoro s’incontrano in maniera più facile e soprattutto più veloce) e rendere meno rigido possibile il mercato del lavoro; 
  • apportare le riforme necessarie alla Pubblica amministrazione; 
  • combattere in modo sistemico il fenomeno della corruzione; 
  • affrontare, con metodi e culture più appropriate, l’evasione fiscale; 
  • operare meglio nell’ambito della redistribuzione per ridurre le forti e palesi disuguaglianze; 
  • attenuare il fenomeno della concentrazione della ricchezza per allocare meglio le risorse all’interno del sistema economico.

Commenti

  1. Bell'articolo, viene spiegato tutto molto bene. I miei complimenti! Sarebbe interessante qualche post sulla costituzione italiana.

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    1. Grazie! Molto gentile.
      Appena mi sarà possibile, scriverò qualcosa di interessante sulla Costituzione.
      Saluti Sebastiano.

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